Più di 4.200 giovani in Slovacchia hanno risposto al questionario di 50 domande, in vista del Sinodo, sulla loro vocazione, sui criteri di scelta nella vita, i rapporti con gli altri, la religione, la fede, la Chiesa. In Slovacchia, le risposte sono state raccolte ed elaborate dal Consiglio per i giovani e l’università. Il Sir ne parla con il segretario, padre Ondrej Chrvala.
Qual è la visione dei giovani nella Chiesa in Slovacchia e viceversa?
I giovani sono il futuro. La speranza. Sollecitano le comunità in senso positivo, sono la nuova vita della Chiesa. Per quanto riguarda ciò che la Chiesa significa per i giovani, ci sono due tipi di risposte. Per alcuni giovani la Chiesa è una specie di museo, non adatta a questo mondo moderno. Poi c’è il folto gruppo di coloro il cui rapporto con la Chiesa va ben oltre una partecipazione “obbligatoria” ai servizi liturgici.Per loro, la Chiesa rappresenta un elemento di speranza in questo mondo, un pilastro stabile di valori, un luogo in cui dichiarano di sentirsi ben accolti.Questo dimostra che, per molti giovani, la Chiesa costituisce un punto di riferimento stabile in una società che cambia costantemente.
Cosa c’è al cuore della pastorale giovanile in Slovacchia?
Prima di tutto, c’è un costante processo di formazione. In questa era caratterizzata da nuove sfide, cerchiamo di aiutare i giovani a trovare il giusto orientamento e a rimanere radicati in Dio. Abbiamo moltissimi progetti di evangelizzazione che si rivolgono ai ragazzi e alle ragazze che non conoscono Dio e la sua Chiesa. A livello nazionale, ci concentriamo principalmente sul sostegno all’unità nella diversità. Rispettiamo i vari percorsi di fede, ma sottolineiamo sempre che conducono all’unico Dio.
Come descriverebbe la fede dei giovani cattolici in Slovacchia?
In generale, possiamo dire che sono fedeli “esigenti”. Non si accontentano di risposte semplici. Vogliono di più, hanno bisogno di andare in profondità. Quindi, diventano una sfida per noi, per tutti coloro che hanno il compito di guidarli nel loro percorso di fede. Dobbiamo essere assolutamente autentici in questo processo, perché i giovani “ci fanno la radiografia” e si accorgono immediatamente se c’è qualcosa di falso.Grazie a ciò, la loro fede diventa profondamente radicata e difficilmente viene scossa nel resto della loro vita.I giovani in Slovacchia prendono molto sul serio la loro fede, indipendentemente da quello che afferma l’ambiente laico, quindi sono convinto che possano diventare lievito per il nostro Paese anche in modo molto più intenso rispetto a chi li ha preceduti. La Chiesa deve guidare i giovani verso nuovi, più elevati livelli della fede.
Quali sono le principali sfide che emergono dalla sua esperienza pastorale e dai risultati del questionario?
Le risposte mostrano che i giovani preferirebbero un linguaggio di comunicazione più adatto al mondo contemporaneo. Vogliono cercare una migliore armonia morale tra il comportamento umano e i valori professati. Questo potrebbe risultare un po’ più difficile per la Chiesa, che ha preservato le tradizioni della fede per migliaia di anni e non le risulta sempre facile reagire ai rapidi cambiamenti, e questo può creare ostacoli anche nella comprensione reciproca e nella comunicazione. Poi c’è una sfida per la Chiesa che consiste nell’invito ad essere autentica e trasparente.
Che cosa ci può dire dei non credenti?
È vero che il nostro lavoro pastorale si concentra principalmente sui “nostri” giovani. Tuttavia, ci sono alcuni progetti interessanti rivolti ai giovani al di fuori dei nostri ambienti, attraverso cui cerchiamo di parlare ai giovani che non sono mai stati accompagnati in questo campo; nessuno ha veramente spiegato loro le cose che riguardano Dio e la fede. Sono spesso pieni di pregiudizi, il che rende difficile la comunicazione.Cerchiamo di rivolgerci a loro parlando dei valori naturali radicati profondamente in ogni animo umano.Molti di loro arrivano rapidamente a capire che nella nostra società in cui tutto è orientato al successo e ai rapporti immediati, Dio e la sua Chiesa possono offrire un perfetto sostegno e stabilità.
Il Consiglio per i giovani e l’università ha sviluppato la tradizione degli incontri per i giovani a livello nazionale. Come vede il loro impatto sull’educazione alla fede?
Questi incontri sono impostati sull’unità nella diversità e sulla ricchezza dei carismi nella Chiesa. Un altro grande momento è l’unità dei giovani con i loro vescovi: vengono tra di loro, parlano con loro spontaneamente, rispondono alle domande sulla fede. Il superamento di ogni pregiudizio e di ogni barriera è palpabile. L’interesse dei giovani per questi incontri nazionali è cresciuto e li vedo come uno dei migliori strumenti di pastorale.