Il fatto che gli insegnanti di Religione Cattolica faccia quello che fanno gli altri docenti è visto con perplessità dall’autore dell’articolo: “Il quadro è preoccupante. Al posto di una scuola pubblica inclusiva (corsivo nostro, ndr), laica e all’avanguardia si sta consolidando il modello scuola-parrocchia”. Fermiamoci sulla parola “inclusiva”. È possibile che una scuola che si vanti, giustamente, di essere aperta a tutti, appunto “inclusiva”, come si dice oggi, voglia escludere i docenti di Religione Cattolica che, lo ricordiamo, sono una risorsa per la scuola italiana, in quanto, la conoscenza del cattolicesimo è indispensabile per comprendere la cultura italiana, indipendentemente dalle proprie convinzioni religiose?
Osserva ancora l’autore dell’articolo: “Ci troviamo di fronte a una situazione surreale: il prossimo giugno un docente scelto dal vescovo giudicherà anche studenti i cui genitori hanno espressamente chiesto di tenerli alla larga dal suo insegnamento confessionale? Oppure si aprirà un balletto di insegnanti a seconda degli studenti da esaminare per l’esame di terza media? Dentro l’insegnante di religione, poi dentro quello di alternativa, poi fuori entrambi e commissione temporaneamente con un componente in meno se lo studente non ha seguito né l’una né l’altra materia?”. Ovviamente gli insegnanti di Religione Cattolica presenzieranno e si esprimeranno in merito solo per gli alunni che si avvalgono di tale insegnamento. L’ultima domanda che pone Roberto Grendene allude a una potenziale discriminazione per gli alunni che non si avvalgono dell’Insegnamento della Religione Cattolica, né hanno scelto di frequentare l’attività alternativa. Ma la domanda potrebbe essere capovolta: non sono stati fino ad ora discriminati gli alunni che hanno scelto di frequentare l’ora di religione e fino ad oggi non hanno visto agli esami l’insegnante che li ha accompagnati, come gli altri docenti, per tre anni?