Di Giuseppe Mariucci
MONTELPARO – “Era l’8 settembre 1943, e avevo 22 anni, quando si sparse la notizia dell’armistizio (Il Governo Badoglio aveva firmato l’armistizio con gli alleati)i: -La guerra è finita, la guerra è finita!- ….. Se non erro, quel giorno era un giorno di festa! Si perché nel mio paese c’è una contrada, Santa Maria in Camurano, dove si festeggiava, e si festeggia tuttora, la Vergine Maria proprio in quei giorni. Noi andammo e tutti parlavano di armistizio….”!
Inizia così una lunga testimonianza che Amelia Antodicola, oramai quasi ottantenne, scrisse di suo pugno nel luglio del 2001!
Oggi, 19 maggio 2018, e Amelia oramai non c’è più, si parla ancora di Lei! Perché?
“… Noi abitavamo nel centro del paese e anche lì la gente si mobilitò per soccorrere i prigionieri. Babbo e mamma dissero che dovevamo nascondere anche noi uno di loro. Fu così che conoscemmo Roberto!”…. Ricorda ancora Amelia!
E, infatti, non solo la guerra non era affatto finita, ma i nazifascisti iniziarono a rastrellare a fondo e con sempre crescente ferocia il territorio e tutte le case per scovare, in esse, i prigionieri fuggiti!
“Roberto”, nascondendosi in casa e, se necessario, nella vicina canonica del Priore Giovanni Mecozzi e da lì, a volte, anche sulla vetta della Torre Campanaria della Chiesa di San Michele Arcangelo, riuscì sempre a cavarsela e, a guerra finalmente finita davvero, a ritornare a casa. Con la promessa di ritornare!
“Mantenne la parola e la promessa! Un giorno d’estate del 1949 venne, con la moglie e i loro bambini, a Montelparo. Insieme andammo a vedere i luoghi, dove si era nascosto in quei giorni terribili….”. Dice ancora Amelia.
E Gillian (sposata con Rodney Brian Hill, figlio di Roberto, poi emigrato in Australia), David (figlio di Gillian e quindi nipote di Roberto), e Tracy (cugina di Gillian) in un bel giorno di maggio 2015 arrivarono anche loro a Montelparo ripercorrendo, soffermandosi con religiosa attenzione e commozione, quei luoghi che si rivelarono, allora, così preziosi per il loro “Roberto”!
La storia di “Roberto” si è perpetuata, quindi, grazie proprio ad Amelia e alla Famiglia Antodicola!
E’ per questo che, dopo settantacinque anni, gli amici Inglesi della “WW2 Escape Lines Memorial Society”, e dopo la lunga passeggiata denominata “Sentieri della Libertà” (da Servigliano a Montelparo), hanno dedicato (proprio da quel piazzale dove si erge la Chiesa di San Michele Arcangelo e la sua “preziosa” Torre Campanaria”) un lungo ricordo letto da Jan Macarty. In questi emozionanti momenti si è fatto l’elogio di Amelia Antodicola e della sua famiglia (Giovanni e Filomena, i suoi genitori) per quanto fatto, durante la seconda guerra mondiale, per salvare la vita al loro connazionale “ROBERTO”!
A perenne riconoscenza hanno consegnato un pacco ricordo al nipote, Giuseppe Mariucci, tramite Roger Stanton proveniente dall’antica Contea d’Inghilterra dello Yorkshire.
Da qui il percorso verso il Sacrario di Santa Maria in Camurano è stato coperto in un batter d’occhio!
Il Gruppo, sempre a piedi, si è spostato nel luogo, sito tra l’omonimo Santuario Agreste e l’abitato di Montelparo, dove si sarebbe invece commemorato, con la posa anche di una bellissima corona, “Giorgio” (Sidney Smith), il giovane inglese che, a differenza del più fortunato “Roberto”, fu qui trucidato il 21 Marzo 1944 per mano dei nazi-fascisti!
Per finire c’è da aggiungere che, durante il percorso di avvicinamento a Montelparo, nelle sperdute campagne di questi luoghi in cui trovarono la salvezza tanti altri loro connazionali, gli amici inglesi hanno voluto rendere omaggio, sempre per mano di Roger Stanton, tra gli altri, anche a un’altra coraggiosa montelparese: Annunziata Antolini!
Annunziata è la moglie di quel Gino Antognozzi (anche lui scomparso qualche anno fa) che riuscì a salvare la vita, rischiando la propria, di tanti ex-prigionieri inglesi sparsi per le nostre campagne alla ricerca di rifugio in quei terribili anni della Seconda Guerra Mondiale!
Letizia
Amelia era mia nonna. Grazie per avermi ricordato lei, la sua voce e il suo modo di parlare che rivivo attraverso questo racconto.