DIOCESI – I cittadini irlandesi hanno votato per l’abolizione del divieto di aborto dalla Costituzione. Non manca, e non è una novità, chi anche da noi esulta per la caduta dell’ultimo baluardo europeo contro l’avanzare della libertà di scelta della donna e l’affermazione dei cosiddetti ‘diritti civili’. L’aborto non è una invenzione di oggi. In qualche modo lo si è sempre praticato, anche con mezzi rudimentali nonché pericolosi per la donna stessa. So che sono i tanti motivi che possono portare una donna a una scelta così grave e dirompente. Credo che raramente sia una scelta facile per la donna, molto spesso indotta a ciò da chi, corresponsabile, dovrebbe invece sostenerla in un periodo tanto impegnativo e difficile come è la gestazione.
Personalmente, però, vedo una drammaticità inquietante nel fatto che l’aborto sia sempre più rivendicato come cosa non solo possibile, ma protetta e giustificata dalla legge. La drammaticità sta nella giustificazione della violenza, familiare in questo caso, che arriva fino alla soppressione del non gradito, non importa per quali motivi. Drammaticità, perché qualsiasi giustificazione della violenza (nell’aborto o in altri casi, di quella fisica o di altra natura) è sempre socialmente pericolosa, tanto più se arriva anche all’uccisione; è un tarlo inesorabile dentro il modo di pensare e di vivere le relazioni, anche quelle affettive. Civiltà è combattere la violenza in ogni sua forma, prevenirne la cause, non giustificarla o legalizzarla.
Le relazioni umane, tutte, talora hanno anche momenti molto difficili da affrontare: non si può accettare e giustificare che esse possano essere risolte attraverso il ricorso alla violenza o addirittura alla soppressione di chi si ritiene causa di tali difficoltà. Credo che percorrere questa strada e accettare questo principio sia drammaticamente pericoloso per tutti, per la famiglia e per la società.