Oliviero Forti

All’indomani di altre due terribili tragedie del mare e dell’uccisione del ragazzo maliano a Rosarno, il Coordinamento nazionale immigrazione di Caritas Italiana si ritrova a Reggio Calabria per confrontarsi sulle complesse dinamiche che stanno connotando il dibattito sull’immigrazione. In una stagione nella quale i toni propagandistici stanno mistificando la realtà delle cose, oltre cento operatori delle Caritas diocesane si sono riuniti per riflettere insieme sul destino di un Paese che appare ossessionato dall’immigrazione, considerato come il problema principale in questo momento.

A partire dall’auspicio che il dibattito sui migranti affievolisca i toni e poggi su un piano realistico,  la rete delle Caritas di tutta Italia vuole ancora una volta testimoniare

il grande valore dell’accoglienza che, laddove viene gestita con lungimiranza e nel rispetto delle regole, porta benefici a tutti: ai migranti e alle comunità che li ospitano.

Investire sull’accoglienza significa investire sul futuro del Paese in termini di sicurezza  e coesione sociale. Come ricordano gli organizzatori, “pensare che accogliere sia solo un costo significa non voler affrontare la realtà delle cose: persone senza tutela possono diventare più vulnerabili e quindi un possibile rischio per i territori”.

La riflessione delle Caritas riunite a Reggio Calabria verterà anche sui temi del partenariato con i Paesi di origine e di transito per la gestione dei flussi migratori. Canali regolari di ingresso e serie politiche di integrazione sono l’unica alternativa alla macchina delle espulsioni che in questi anni si è rivelata inefficace e costosa e alle continue morti in mare.

Per funzionare i rimpatri hanno bisogno di accordi con i Paesi di origine che alla prova dei fatti finora si sono rivelati poco efficaci.

“Anche gli accordi con i Paesi di transito per bloccare i flussi migratori, come nel caso della Libia, hanno sì generato una riduzione degli arrivi ma a caro prezzo, sulla pelle dei migranti”, proseguono i responsabili.

Il Coordinamento nazionale immigrazione sarà anche occasione per un approfondimento antropologico sul tema della sepoltura, con la testimonianza di un volontario della Caritas tedesca di Pademborg che è stato protagonista di vari salvataggi in mare e la mostra fotografica di Max Hirzel “corpi migranti”. In questo contesto Caritas Italiana e Caritas diocesana di Reggio Calabria lanceranno l’iniziativa Armo: la riqualificazione dell’aria cimiteriale dove decine di corpi di altrettanti migranti morti in mare sono ospitati dalla generosa comunità di Reggio. “Questa iniziativa ci permette di scorgere l’umanità della popolazione locale nel riconoscimento di umanità dei migranti deceduti”, afferma l’antropologa Giorgia Mirto.

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