“Servono fondi per acquistare farmaci antitumorali di emergenza e analgesici per i bambini e gli adulti che vengono da noi mentre le scorte del governo sono totalmente esaurite. Ci auguriamo che le organizzazioni internazionali reintegreranno le forniture essenziali entro pochi mesi. Più di tutto abbiamo bisogno di preghiere per coloro che soffrono affinché ricevano cibo e medicine, e preghiere per la pace e la giustizia per tutti”. È il grido di allarme lanciato da suor Bridget Tighe, direttrice generale della Caritas di Gerusalemme, dopo gli scontri nella Striscia di Gaza, tra manifestanti e forze di sicurezza israeliane. In collaborazione con l’International Medical Corps, con Medici Senza Frontiere e altre organizzazioni locali, la Caritas Gerusalemme si è presa cura dei palestinesi feriti dai soldati israeliani durante le proteste della “Grande Marcia del Ritorno” iniziata il 31 marzo 2018. Caritas Gerusalemme gestisce quattro squadre di cliniche mobili e ambulatori per traumi di emergenza in tutta la Striscia di Gaza, dove vengono forniti servizi medici e assistenza sanitaria a pazienti che soffrono di cancro, di ferite da arma da fuoco e di infestazione da parassiti intestinali. La situazione, secondo quanto riportato dal sito del Patriarcato latino di Gerusalemme, è resa ancor più drammatica dalla crisi idrica e dallo scarso trattamento delle acque reflue e dei centri di distribuzione dell’acqua contaminati. A soffrirne di più sono i bambini “vittime di infezioni e malattie parassitarie intestinali, che alla fine potrebbero portare alla malnutrizione. Nel nord della Striscia di Gaza e nella città di Gaza, dove l’infestazione intestinale è molto alta, due delle quattro cliniche mobili della Caritas amministrano trattamenti di vermifugo e forniscono biscotti ad alto contenuto nutritivo a circa 6000 bambini rifugiati, le cui età oscillano tra i 3 e i 6 anni. Chi ha bisogno di trattamenti non “può uscire dalla Striscia”. Lo stesso vale per i malati di cancro, denuncia suor Tighe: “non possono uscire da Gaza per il trattamento e l’unico modo per ottenere la chemioterapia e altri farmaci antitumorali è acquistarli nelle farmacie private. Questi sono farmaci costosi che i poveri non possono permettersi”.
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