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Papa Francesco e la sana inquietudine

M.Michela Nicolais

La “sana inquietudine”. È l’ingrediente indispensabile per vivere, e non “vivacchiare”. A raccomandarla ai giovani, come antidoto alla mediocrità, è stato Papa Francesco, che oggi in piazza San Pietro, davanti a 15mila persone, ha inaugurato un nuovo ciclo di catechesi dedicato ai comandamenti. Alla fine, un appello per i mondiali di calcio che iniziano domani in Russia: siano “occasione di incontro, di dialogo e di fraternità tra culture e religioni diverse, favorendo la solidarietà e la pace tra le nazioni”.

“Quanti giovani cercano di vivere e poi si distruggono andando dietro a cose effimere”,

il grido d’allarme del Papa a proposito di coloro che pensano che la voglia di vivere sia un impulso pericoloso. Poi l’appello ai giovani: “Il nostro peggior nemico non sono i problemi concreti, per quanto seri e drammatici: il pericolo più grande è un cattivo spirito di adattamento che non è mitezza o umiltà, ma mediocrità, pusillanimità”. Un giovane mediocre non ha futuro, spiega a braccio Francesco alla piazza: “Mitezza, forza e niente pusillanimità, niente mediocrità!”. “Bisogna vivere, non vivacchiare”, dice Francesco citando Pier Giorgio Frassati, beato ma in primo luogo giovane: “I mediocri vivacchiano”. “La vita del giovane è andare avanti, essere inquieto”, la proposta del Papa, che esorta i giovani alla “sana inquietudine” per non accontentarsi di una vita senza bellezza, senza colore:

“Se i giovani non saranno affamati di vita autentica, dove andrà l’umanità? Dove andrà l’umanità con giovani quieti, non inquieti?”.

“Accettare i propri limiti è il passaggio dalla giovinezza alla maturità”, spiega Francesco in merito a come si cresce: “Si diventa adulti quando ci si relativizza e si prende coscienza di quello che manca”, quando si riconosce che tutto quello che si può fare “non supera un tetto, non va oltre un margine”.

“Com’è bello essere uomini e donne! Com’è preziosa la nostra esistenza! Eppure c’è una verità che nella storia degli ultimi secoli l’uomo ha spesso rifiutato, con tragiche conseguenze: la verità dei suoi limiti, dei propri limiti”, la denuncia.

“Chi, potendo scegliere fra un originale e una copia, sceglierebbe la copia?”, chiede il Papa alla folla in piazza.

“Trovare l’originale della vita, non la copia”,

l’invito, a partire dalla consapevolezza che “Gesù non offre surrogati, ma vita vera, amore vero, ricchezza vera”. I giovani non potranno seguirci nella fede se non ci vedono scegliere l’originale, se ci vedono assuefatti alle mezze misure: “È brutto trovare cristiani a mezza misura, cristiani nani, che crescono fino a certa statura e poi no, cristiani col cuore rimpiccolito, chiuso”. Con i giovani, ci vuole l’esempio di qualcuno che invita a un “oltre”, a un “di più”. Sant’Ignazio lo chiamava il “magis”, il fuoco, il fervore dell’azione, che scuote gli assonnati.

“La strada di quel che manca passa per quel che c’è”, la ricetta di Francesco: “Gesù non è venuto per abolire la legge o i profeti ma per dare compimento. Dobbiamo partire dalla realtà per fare il salto in quel che manca. Dobbiamo scrutare l’ordinario per aprirci allo straordinario”.

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