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Monache Clarisse: La Parola di questa domenica ci aiuta davvero a non lasciarci travolgere dalla fatica

DIOCESI – Lectio delle Monache Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto.

Scrive San Paolo nella seconda lettera ai Corinzi che la nostra esistenza è un cammino verso la patria definitiva, sino a quando, cioè, non abiteremo stabilmente presso il Signore. E’ un viaggio che non si realizza per inerzia, né tantomeno è caratterizzato dalla fatalità, bensì è segnato dal desiderio, o meglio, dalla viva speranza di stare con il Signore per sempre.

Dio, infatti, non ci ha fatti per abitare definitivamente questo mondo, ma per attraversare la vicenda umana così da abitare l’eternità. Attraversare la vicenda umana, però, non da disincarnati o alienati, bensì operando e vivendo scelte per «essere a lui graditi».

Quali sono queste scelte? Qual è, allora, l’atteggiamento del discepolo, di ciascuno di noi, discepoli in cammino verso il Regno?

La prima scelta da fare è gettare il seme: gettare buona semente, gettare Parola di Dio e non parole nostre o umane, gettare il seme senza stancarsi.

Del seminatore della prima parabola che il Vangelo odierno ci presenta, si dice, infatti, che «getta il seme sul terreno», e non che va a seminare!

L’annuncio della Parola è indipendente dalla nostra organizzazione, programmazione, dal nostro calcolo. Occorre gettare il seme della Parola ovunque, in qualsiasi momento: è il seme che «germoglia e cresce … prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga», quasi che stabilisse lui stesso il momento della raccolta.

Questa piccola parabola viene a ricordarci che il Regno di Dio è di Dio, non è nella logica di impresa che ci caratterizza, non viaggia nella logica di risultati o obiettivi da raggiungere ma nella logica dello “spreco”, di un seme che continua, senza sosta, ad essere gettato.

E tutte le cose più piccole o quasi insignificanti, tutto ciò che agli occhi del mondo è illogico, improduttivo, privo di visibilità, apparentemente inutile, perdente ma che portiamo avanti (una scelta di consacrazione religiosa, la difficoltà di un servizio in parrocchia con i giovani, il continuare a testimoniare accoglienza e condivisione in una società sempre più individualista e arrabbiata), ogni singolo granellino di senape, quasi invisibile ai nostri occhi, ma che continuiamo a seminare … tutto Dio farà crescere fino a diventare «più grande di tutte le piante dell’orto», fino a fare «rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».

E’ la promessa di Dio, che leggiamo anche nella prima lettura tratta dal libro del profeta Ezechiele: «Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro, dalle punte dei suoi rami lo coglierò e lo pianterò sopra un monte alto, imponente… metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico».

La Parola di questa domenica ci aiuta davvero a non lasciarci travolgere dalla fatica, dalle contraddizioni, dallo scoraggiamento, e a vivere nella certezza che, una volta gettato il seme, anche se minuscolo, farà lui il suo cammino per dare frutto!