Ascolto il discorso dell’Arcivescovo di Milano in occasione della presentazione del tema dell’oratorio estivo 2018 (Discorso dell’Arcivescovo agli animatori: “Alla ricerca di ragazzi improbabili”) e mi rendo conto di aver sempre incontrato i ragazzi improbabili di cui egli parla.
Per incontrarli, però, è stato necessario fare quello che l’Arcivescovo suggerisce: mettersi a cercarli.
Non si trova quello che non si cerca,
non si vede quello che non si vuole vedere,
non si sente quello che non si vuole sentire.
Nella mia vita di bambino, ragazzo, giovane, universitario, seminarista, prete ho sempre cercato e trovato ragazzi improbabili.
Il mondo non se ne accorge; o forse ha deciso di non vederli, di non sentirli, di non dargli spazio, di non farli crescere, di non dar loro la possibilità di esprimersi,…
Al mondo mancano padri e madri: gli uomini sembrano essere tutti in competizione e il ragazzo o il giovane, anziché essere amato come una speranza, viene visto come una minaccia a cui occorre dare qualche contentino ogni tanto perché non faccia danno, perché con la sua vivacità e con le sue domande non risvegli le domande nelle coscienze anestetizzate o invecchiate dall’egoismo e dall’indifferenza.
Non è il tempo che fa invecchiare, ma l’egoismo e l’indifferenza!
Sono qui a scrivere che le strade sono piene di ragazzi improbabili che si mettono a disposizione dei più piccoli e sono in attesa che qualcuno li guardi con gli occhi di un padre o di una madre. Le strade sono piene di ragazzi improbabili che cercano uno spazio in cui esprimere la loro sensibilità, i loro talenti. Cercano uno spazio in cui poter sbagliare, essere corretti e avere un’altra possibilità. Cercano persone capaci di guardarli con benevolenza e di ascoltarli con pazienza.
Stamattina mi chiedo se il nostro è realmente un paese per giovani.
La stampa li etichetta e li menziona quasi soltanto per le bravate e per gli eccessi.
Gli adulti parlano bene di loro solo quando corrispondono perfettamente allo schema.
La società assegna loro il ruolo di protagonisti del futuro…
Il messaggio sembra essere: potrete dire la vostra quando noi grandi non saremo più in grado di dire la nostra.
Per il nostro bene, è tempo di iniziare a vederli questi ragazzi improbabili!
Per il nostro bene, è tempo di iniziare ad apprezzarli questi ragazzi improbabili!
Per il nostro bene, è tempo di iniziare a educarli, a responsabilizzarli e a incoraggiarli questi ragazzi improbabili!
Nell’esperienza parrocchiale ho trovato ragazzi improbabili della stessa specie di quelli descritti dall’Arcivescovo di Milano. È grazie al loro impegno che ogni anno possiamo offrire ai più piccoli belle esperienze in oratorio.
Questo non fa rumore ed è probabile che lo troverete sulle prime pagine dei giornali, solo quando l’allegria della festa turberà la quiete di un pubblico sempre più intollerante e impaziente.
Tratto dal blog di Don Gian Luca Rosati gioiaepace.blogspot.com
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