Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha firmato mercoledì sera un ordine esecutivo con cui mette fine alla separazione dei bambini dai genitori che attraversano la frontiera illegalmente. Il presidente ha ceduto all’enorme pressione politica (interna al suo stesso partito), familiare (la moglie e la figlia avevano condannato la pratica) e civile (manifestazioni e petizioni si susseguono senza sosta) esercitata in questi giorni sulla Casa Bianca dopo che la decisione di una politica migratoria a tolleranza zero aveva portato 2.000 minori a essere collocati in strutture di accoglienza mentre i genitori venivano imprigionati non per un reato minore, ma per un crimine che richedeva la detenzione. “Avremo confini forti, molto forti, ma terremo insieme le famiglie”, ha detto Trump firmando l’ordine: “Non mi piaceva la vista o il sentimento di separazione delle famiglie”. L’ordine comunque non risolve gli ostacoli legali alla detenzione per le famiglie che per un ordine giuridico del 1997 non può superare i 20 giorni, mentre la proposta dell’amministrazione sarebbe di protrarre il periodo. Nell’ordine nulla si dice dei bambini separati e in strutture di accoglienza e nulla si dichiara sui luoghi che da oggi dovrebbero ospitare le famiglie intere. Il vicepresidente Mike Pence ha chiesto che il Congresso agisca in settimana esaminando i due disegni di legge fortemente contestati dai vescovi americani, che però nulla dicono sulla politica di separazione e ora ricongiungimento familiare. L’arcivescovo di Los Angeles, José Gomez, ha twittato: “Accolgo con favore l’ordine esecutivo del Presidente che pone fine alla crudele politica di separazione familiare” e ha insistito sull’approvazione di una legge bipartisan da parte del Congresso che fornisca un percorso di cittadinanza per gli immigranti introdotti illegalmente nel paese da bambini, i cosidetti “Dreamers”.
0 commenti