Il misterioso cammino della Chiesa nel corso dei secoli dimostra una vitalità straordinaria anche quando subisce flessioni, ostacoli e contraddizioni, esterne e pure interne.
Non è come l’araba fenice che rinasce dalle sue stesse ceneri, bensì trova la sua fonte perenne nella Parola e nel Pane eucaristico che, quotidianamente, vengono offerti per vivere l’esistenza di testimoni della Buona Novella.
L’Istruzione “Ecclesiae Sponsae Imago” sull’“Ordo virginum” lo attesta:
Sin dai tempi apostolici questa espressione del mistero della Chiesa ha trovato una manifestazione del tutto peculiare nella vita di quelle donne che, corrispondendo al carisma suscitato in loro dallo Spirito santo, con amore sponsale si sono dedicate al Signore Gesù nella verginità, per sperimentare la fecondità spirituale dell’intimo rapporto con Lui e offrirne i frutti alla Chiesa e al mondo.
Nel susseguirsi dei secoli per ragioni storiche, tutte da puntualizzare e da riconoscere, questo specifico carisma scomparve fino ad una data rimasta incisa nella coscienza delle donne consacrate: 31 maggio 1970.
Annota il Prefetto José Rodríguez Carballo:
Come accadeva nelle comunità apostoliche e in epoca patristica, dopo secoli era concessa la possibilità di ricevere questa consacrazione anche alle donne che restano nel proprio ordinario contesto di vita, e non più riservata alle monache.
Si trattò di un’apertura desiderata da molte donne che ricevevano il testimone antichissimo in una catena di cui sarebbero diventate fruttuosi anelli:
Nei primi tre secoli numerosissime furono le vergini consacrate che per restare fedeli al Signore subirono il martirio. Tra queste Agata di Catania, Lucia di Siracusa, Agnese e Cecilia di Roma, Tecla di Iconio, Apollonia di Alessandria, Restituta di Cartagine, Justa e Rufina di Siviglia. In seguito e fino ad oggi, la memoria delle vergini martiri è rimasta come vivo richiamo al dono totale di sé che la consacrazione verginale esige.
Oggi sono numerose, sparse nei diversi continenti, pronte a valorizzare la presenza delle donne nel popolo di Dio
ma anche e più radicalmente in ordine all’approfondimento della coscienza che la Chiesa ha di se stessa come Sposa di Cristo, popolo di Dio che nella storia cammina verso il compimento escatologico.
Al di fuori da schemi prestabiliti, le donne dell’Ordo Virginum sono chiamate ad una straordinaria creatività perché plasmano il tessuto quotidiano del vivere, gomito a gomito con i compagni e le compagne sulla via del Vangelo:
Precedute e sostenute dalla grazia di Dio, le donne che ricevono questa consacrazione sono chiamate a vivere la docilità allo Spirito santo, a sperimentare il dinamismo trasformante della Parola di Dio che fa di tante donne diverse una comunione di sorelle, e ad annunciare con la parola e con la vita il Vangelo di salvezza per diventare immagine della Chiesa Sposa che, vivendo unicamente per Cristo Sposo, lo rende presente al mondo.
La donna consacrata ritrovata tutta se stessa, non si mutila nella sua femminilità e nei suoi desideri ma li lascia risplendere perché con la consacrazione verginale è messa in evidenza l’inscindibile connessione tra la consacrazione battesimale, che inserisce nella trama generativa e fraterna delle relazioni ecclesiali, e la consacrazione verginale, per la quale la donna è costituita segno escatologico della Chiesa sposa e nella condizione verginale si apre al dono della maternità spirituale.
Queste coraggiose donne non sono sole, sanno bene a chi guardare per ritrovare la loro personalità profonda incarnata nel loro oggi, l’Istruzione infatti si chiude con un inno orante a Maria:
Vergine delle vergini, fontana sigillata, porta del cielo, ispira e accompagna queste nostre sorelle, perché abbiano il dono del discernimento spirituale e, pellegrine nella storia, vivano il dinamismo della profezia con libertà e coraggio, con determinazione e tenerezza.