Di fronte a questo lento ma costante massacro, la Conferenza episcopale colombiana ha espresso tutta la sua preoccupazione venerdì scorso, nel messaggio finale dell’Assemblea plenaria: “Manifestiamo nuovamente la nostra profonda costernazione per le uccisioni di nostri fratelli e sorelle negli ultimi giorni; ci uniamo al dolore delle loro famiglie. Ogni vita è sacra e ogni morte violenta è inaccettabile”. I vescovi rivolgono “un appello alla società colombiana a mantenere la stabilità dei territori regionali e della democrazia e a continuare ad avanzare per strade che garantiscono la vita, la libertà e la giustizia. Chiediamo alle autorità di innalzare i livelli di protezione e i meccanismi stabiliti dalla legge per garantire l’incolumità di coloro che subiscono minacce”.
Più in generale, sul cammino di pace la Conferenza episcopale colombiana evidenzia che “la pace è un bene che merita tutti i nostri sforzi. Nessun colombiano può sottrarsi a partecipare perché vengano superati i problemi e le situazioni di conflitto ancora esistenti nel Paese”. Perciò, “invitiamo a non lasciare a metà del cammino lo sforzo che il Paese ha fatto per la pace e la riconciliazione”, un cammino che “richiede nuovi apporti e nuovi orizzonti, però soprattutto il coraggio e l’impegno di tutti perché finalmente la pace sia una realtà”. Nel messaggio i vescovi colombiani chiedono anche al nuovo presidente Iván Duque di essere garante dell’unità del Paese e di promuovere, insieme a tutti i partiti e ai gruppi sociali, tale obiettivo. Altro grande obiettivo per la Colombia dev’essere la lotta alla corruzione, visto come un vero e proprio “flagello” che “incrementa l’iniquità, l’illegalità, il narcotraffico, la povertà e varie forme di violenza”.