MARCHE – Abbiamo intervistato il vescovo di Fermo, Mons. Rocco Pennacchio, nuovo incaricato del Sovvenire per i Vescovi delle Marche.
Mons. Pennacchio, da poco è stato scelto come incaricato del Sovvenire per la Cem. Come ha trovato la realtà regionale?
Essendo nuovo della Regione, non ho ancora dati a disposizione. Dalla CEI mi è stato riferito di un buon lavoro fatto in passato che ha collocato le Marche tra le regioni più sensibili rispetto al Sovvenire. Mi impegnerò perché gli incaricati diocesani siano incoraggiati a proseguire con entusiasmo.
Il Cardinale Bassetti ha definito gli incaricati diocesani del Sovvenire come: “i moderni ‘frati cercatori’, il volto della Chiesa umile”. Che ruolo giocano oggi gli incaricati diocesani?
Il loro lavoro non è riconosciuto come meriterebbe. Penso che il loro ruolo sia soprattutto di tenere desta l’attenzione dei sacerdoti e, attraverso loro, del popolo di Dio sulla necessità di sostenere la Chiesa non solo attraverso la firma da apporre in favore dell’8 per mille ma anche attraverso offerte deducibili. La Chiesa si è retta nei secoli passati grazie alla generosità dei fedeli, che non vogliamo inaridisca.
Perchè è importante promuovere l’8xmille alla Chiesa Cattolica?
E’ importante perché è una forma di “democrazia fiscale”, in cui i cittadini sono protagonisti della distribuzione di una parte delle risorse a favore della collettività, attraverso la Chiesa. Inoltre, l’8 per mille ricorda alla società il rilievo sociale e caritativo della multiforme attività ecclesiale, senza dimenticare la considerazione che per il legislatore riveste il sostentamento dei ministri di culto, non solo cattolici.
Perché donare l’offerta per i sacerdoti, se c’è l’8xmille?
Il Codice di Diritto Canonico, ricorda (can 222 § 1) il dovere dei fedeli di sovvenire alle necessità della Chiesa, oltre che per le opere di apostolato, per l’onesto sostentamento dei ministri sacri. L’8 per mille ha natura “promozionale” e non costa nulla al contribuente, corre perciò il rischio di spingere ad un certo disimpegno da parte dei fedeli nel metterci del proprio. A noi presbiteri è richiesto uno stile di vita coerente con il nostro stato, per non suscitare disorientamento tra quanti, generosamente, ci sostengono.
Perchè secondo lei in molte parrocchie probabilmente si fa poca promozione?
Possono esserci motivazioni diverse. In questi ultimi anni dall’8 per mille sono arrivati ingenti risorse (più o meno un miliardo all’anno) e questo potrebbe aver impigrito la volontà di sollecitare la comunità cristiana a farsi carico di tener desta l’attenzione. Può darsi che la sicurezza di ricevere a fine mese il sostentamento (circa mille euro) abbia un po’ deresponsabilizzato i presbiteri. Non escludo un certo “pudore” nel chiedere per sé o per la Chiesa, come se si appartenesse ad un’altra famiglia… Per fortuna aumentano le parrocchie che, invece, colgono la sfida e inventano iniziative sempre nuove per sensibilizzare il popolo di Dio.
Come pensa di impostare il suo lavoro?
L’attività del Sovvenire passa innanzitutto dagli incaricati diocesani. Con loro, infatti, penso di impostare il lavoro più importante, basato su motivazione, confronto su nuove idee, verifiche periodiche e, soprattutto, sollecitazione ad essere presenti sul territorio. Infine, mi impegnerò a sollecitare continuamente l’attenzione alla trasparenza sull’amministrazione dei beni ecclesiastici, come recentemente ci ha sollecitato il Santo Padre.