Sarà in Lituania la prima tappa del viaggio di Papa Francesco nei Paesi Baltici. Venticinque anni dopo Giovanni Paolo II, un Papa torna a visitare queste terre. Era il settembre 1994, e sarà settembre anche per Francesco. Giovanni Paolo II si fermò dal 4 al 10 settembre, Francesco sarà in questo lembo dell’Europa settentrionale così vicino alla Russia, tra il 22 e il 25 settembre. “Quando Giovanni Paolo II è venuto in Lituania nel 1994, ha parlato molto del nostro passato: nel 1990 avevamo dichiarato l’indipendenza dall’Unione sovietica, dopo 50 anni. E nella sua visita il Papa ci disse che dovevamo accettare il nostro passato, rifletterci, pregare, ma parlò molto dell’accogliere le ferite della nostra storia. Adesso Papa Francesco ci parlerà del futuro, forse ci dirà di smettere di pensare al passato e di guardare al presente e al futuro”. A parlare al Sir è don Mykolas Sotničenka, segretario generale aggiunto della Conferenza episcopale, responsabile per la pastorale universitaria e anche notaio per il tribunale ecclesiastico. Così spiega perché il motto della visita è “Cristo Gesù, la nostra speranza”: “La Lituania è un Paese senza speranza e abbiamo bisogno di tanta speranza; per questo adesso ci stiamo preparando intensamente e tutto il programma ruoterà attorno a come far crescere la speranza”. Quali sono i segnali di questa “disperazione”? “Il numero di suicidi, per esempio, è il più alto d’Europa”; o ancora l’alto numero di lituani che lasciano il Paese e “vanno via, all’estero, in Norvegia, nel Regno Unito a cercare lavoro”. “Il Papa non visita la Lituania solo perché vuole andare da qualche parte, ma perché la Lituania ha bisogno di questa visita e il Papa sa che è necessaria”.
“Guardare il Papa negli occhi”. Un comitato di dieci persone sta lavorando all’allestimento del programma. Dal 1° agosto sarà possibile prenotare i biglietti per l’incontro con i giovani a Vilnius e per la messa al “Parco della confluenza” di Kaunas. “Diciamo spesso che non siamo in grado di dire quanta gente ci sarà e non vogliamo nemmeno dirlo”, dice sorridendo don Mykolas. “Vorremmo – e questo è il nostro messaggio ai lituani – che l’incontro con il Papa sia molto personale e per questo diciamo alle persone nelle diocesi e nelle parrocchie che devono venire all’incontro e non rinunciare o guardarlo in televisione per il timore della troppa gente”. “Chiediamo anche – spiega il sacerdote – di non portare i telefonini all’incontro: dovrete guardare il Papa negli occhi, magari sarà solo per un secondo, ma sarà personale”.