Il manager che ha salvato la fabbrica d’auto italiana per eccellenza con un lavoro iniziato meno di 15 anni fa, verrà certamente ricordato per il suo modo di fare diretto e anticonformista (anche nell’abbigliamento con il suo immancabile maglioncino blu), per aver cambiato le relazioni sindacali in Italia, ma anche per aver portato Fiat fuori dall’Italia (come sede legale) e per averla fatta diventare un’azienda globale (il settimo gruppo automobilistico al mondo).
Marchionne, però, sarà ricordato anche per gli scontri duri con le organizzazioni sindacali (che ancora oggi sono di fatto divise sulla valutazione relativa al suo operato), oltre che per la decisione di far uscire la Fiat (che ne era stata fondatrice) da Confindustria. Sempre Marchionne, tuttavia, è riuscito a raggiungere l’alleanza con Chrysler approvata anche dalla Casa Bianca di Donald Trump oltre che prima da Barak Obama.
Marchionne era nato a Chieti (Abruzzo) il 17 giugno di 66 anni fa, figlio di un maresciallo dei Carabinieri. A 14 anni con la famiglia si trasferisce vivere in Canada. Là si laurea per ben tre volte (Filosofia, Economia e Legge). Inizia però a lavorare da manager in Svizzera dove nel 2002 diventa capo di Sgs (servizi di certificazione), nel 2003 entra nel Cda di Fiat e nel 2004 ne assume le redini diventandone Amministratore delegato al posto di Giuseppe Morchio, sotto Luca di Montezemolo e John Elkann. Da lì in avanti inizia la risalita del gruppo e la stagione delle grandi battaglie sindacali oltre che di mercato (con i rilanci di Alfa Romeo e di Ferrari, oltre che del marchio Jeep e della Cinquecento). Quanto a Fiat- Fca, il futuro è adesso in mano a Mike Manley, ma sulla traccia già indicata dallo stesso ex Ad.
Marchionne è stato prima di tutto un uomo d’azienda, anche se spesso la politica e le grandi istituzioni internazionali lo hanno corteggiato. Lui una volta rispose: “Scherziamo? Io faccio il metalmeccanico”.