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Papa Francesco: “cosa si fa a casa col cibo che avanza?”

Fabio Zavattaro

Quanto mai attuale la pagina del Vangelo di Giovanni di questa domenica. Pagina famosissima, la moltiplicazione dei cinque pani e dei due pesci, il mistero di Gesù come nutrimento di vita. Ma a leggere in profondità l’inizio del sesto capitolo di Giovanni non possiamo non sentirci interpellati anche noi dal dialogo che si sviluppa tra Gesù e gli apostoli, in quei giorni in cui “era vicina la Pasqua”. Sottolineatura non indifferente nel nostro riflettere, quasi a significare qual è il vero cibo che nutre la vita dei discepoli.
Pagina attualissima, ogni giorno leggiamo di popoli che lasciano la loro terra a causa di miseria, fame, violenze, e guerre: sono i migranti che attraversano il Mediterraneo; sono le popolazioni della Siria vittime di un conflitto che sembra non avere fine.
Dar da mangiare agli affamati è un’opera di misericordia, ma quanta poca misericordia c’è nei nostri giorni. Quanto poco attenti siamo al cibo se è vero, come dicono le inchieste, che il 30 per cento della produzione totale di cibo destinata al consumo viene sprecata. In Italia si spreca una cifra di 1.500 milioni di euro di sostanze alimentari. Scriveva padre David Maria Turoldo: “Credo sia più facile moltiplicare il pane, che non distribuirlo. C’è tanto di quel pane sulla terra che a condividerlo basterebbe per tutti”.
Di fronte alle difficoltà di chi a fatica riesce ad accedere al cibo, a volte ci sentiamo, come dire, rassicurati pensando: qualcuno penserà a loro, il governo, un organismo internazionale. “La nostra tendenza a disertare di fronte a temi difficili è umana”, diceva Papa Francesco visitando la Fao, nel luglio 2015; “è un atteggiamento che spesso amiamo prediligere anche se poi non manchiamo ad una riunione, ad una conferenza, o alla redazione di un documento”. L’accesso al cibo, ricordava ancora Francesco, è un diritto di tutti e i “diritti non consentono esclusioni”.
Ma torniamo al testo del Vangelo. Giovanni racconta che Gesù, saziata la folla, dice ai suoi discepoli: raccogliete i pezzi avanzati perché nulla vada perduto. Commenta Papa Francesco all’Angelus: “Penso alla gente che ha fame e a quanto cibo avanzato noi buttiamo… Ognuno di noi pensi: il cibo che avanza a pranzo, a cena, dove va? A casa mia, cosa si fa con il cibo avanzato? Si butta? No. Se tu hai questa abitudine, ti dò un consiglio: parla con i tuoi nonni che hanno vissuto il dopoguerra, e chiedi loro che cosa facevano col cibo avanzato. Non buttare mai il cibo avanzato. Si rifà o si dà a chi possa mangiarlo, a chi ha bisogno”. È un consiglio ma “anche un esame di coscienza”. L’auspicio del Papa: “Nel mondo prevalgano i programmi dedicati allo sviluppo, all’alimentazione, alla solidarietà, e non quelli dell’odio, degli armamenti e della guerra”.
Nel racconto di Giovanni ciò che risalta è lo stupore e la meraviglia di chi viene saziato, e il gesto di condivisione rappresentato dal giovane che mette a disposizione quanto aveva con sé: cinque pani d’orzo – il pane dei poveri – e due pesci. Così l’evangelista ci mette di fronte a una verità che è sotto i nostri occhi: basta il poco che abbiamo per sconfiggere la fame; un poco di amore e di compassione per vincere la solitudine, la sofferenza; un poco di beni materiali per aiutare chi è nelle difficoltà; un poco del nostro tempo per portare un sorriso a chi si sente emarginato, escluso. L’importante è mettere quel poco nelle mani del Signore, affidarsi a lui e non rinchiuderci nel nostro egoismo. Riflettiamo ancora sul dialogo tra Gesù, che si è accorto per primo della folla, e Filippo. Gli dice: dove possiamo comperare il pane perché tutta questa gente abbia da mangiare. Gesù ha già la risposta ma, come sempre, vuole che siano i discepoli a trovare la soluzione. Questi ragionano con la logica del mondo, lui con la certezza che “tutto è possibile a Dio”. Alla logica del comperare Gesù contrappone la logica del dare. Così dice alla gente di sedersi sull’erba: ecco qui l’eco del Salmo “il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare”.