Riccardo Benotti
La centralità della famiglia per la Chiesa e per la società, perché le famiglie “generano pace, insegnano l’amore, l’accoglienza, il perdono, i migliori antidoti contro l’odio, il pregiudizio e la vendetta che avvelenano la vita di persone e di comunità”. E la richiesta di perdono per gli “abusi su minori da parte di membri della Chiesa incaricati di proteggerli ed educarli”, che delinea un “fallimento delle autorità ecclesiastiche – vescovi, superiori religiosi, sacerdoti e altri – nell’affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti ha giustamente suscitato indignazione e rimane causa di sofferenza e di vergogna per la comunità cattolica”. Sono i due temi che hanno caratterizzato la visita di Papa Francesco in Irlanda (25-26 agosto), il 24° viaggio apostolico per un totale di 36 Paesi visitati. L’occasione è stata fornita dall’Incontro mondiale delle famiglie, che si è tenuto a Dublino dal 22 al 26 agosto, dal titolo “Il Vangelo della famiglia: gioia per il mondo” sullo sfondo dell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia.
Ed è proprio la parola “famiglia” che ritorna con più frequenza (115 volte) nei sette interventi pubblici del Santo Padre, seguita da “amore” (75), “vita” (69), “Dio” (56) e Chiesa (39). “Non esiste una famiglia perfetta; senza l’abitudine al perdono, la famiglia cresce malata e gradualmente crolla”, dice il Papa alle migliaia di famiglie riunite al Croke Park Stadium di Dublino per la grande festa di sabato sera. Il perdono, infatti, “è un dono speciale di Dio che guarisce le nostre ferite e ci avvicina agli altri e a lui.
Piccoli e semplici gesti di perdono, rinnovati ogni giorno, sono il fondamento sul quale si costruisce una solida vita familiare cristiana.
Ci obbligano a superare l’orgoglio, il distacco e l’imbarazzo e a fare pace”. Poi Francesco richiama le tre parole che bisogna imparare in famiglia – “scusa”, “per favore” e “grazie” -, ribadendo che “i figli imparano a perdonare quando vedono che i genitori si perdonano tra loro”.
Prima della Festa, nella Procattedrale di Santa Maria, dopo una breve testimonianza di una coppia di nonni che ha da poco festeggiato il 50° anniversario di matrimonio e le domande di due giovani coppie, il Papa era già intervenuto sull’argomento: “Un matrimonio in cui non si litiga è un po’ noioso. Ma c’è un segreto: possono anche volare i piatti, ma il segreto è fare la pace prima che finisca la giornata. E per fare la pace non è necessario un discorso, basta una carezza, così, e la pace è fatta”. Nella messa conclusiva di domenica al Phoenix Park di Dublino, davanti a 300mila fedeli, il Papa ricorda che “il compito di dare testimonianza alla Buona Notizia non è facile”:
“Naturalmente, ci saranno sempre persone che si opporranno alla Buona Notizia, che ‘mormoreranno’ contro le sue ‘parole dure’. Tuttavia, come San Colombano e i suoi compagni, che affrontarono acque ghiacciate e mari tempestosi per seguire Gesù, non lasciamoci mai influenzare o scoraggiare dallo sguardo gelido dell’indifferenza o dai venti burrascosi dell’ostilità”.
Fin dal primo discorso in terra irlandese, Francesco definisce con chiarezza i tratti penitenziali della visita: “Considerando la realtà dei più vulnerabili – dice alle autorità, ai rappresentanti della società civile e ai membri del corpo diplomatico -, non posso che riconoscere il grave scandalo causato in Irlanda dagli abusi su minori da parte di membri della Chiesa incaricati di proteggerli ed educarli”.
“Il fallimento delle autorità ecclesiastiche – vescovi, superiori religiosi, sacerdoti e altri – nell’affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti ha giustamente suscitato indignazione e rimane causa di sofferenza e di vergogna per la comunità cattolica.
Io stesso condivido questi sentimenti”. Quindi il Papa richiama la Lettera al Popolo di Dio, nella quale “ho ribadito l’impegno, anzi, un maggiore impegno, per eliminare questo flagello nella Chiesa; a qualsiasi costo, morale, e di sofferenza”. Dopo aver incontrato riservatamente per un’ora e mezza otto sopravvissuti irlandesi agli abusi, Francesco avverte prima della recita dell’Angelus che “questa piaga aperta ci sfida ad essere fermi e decisi nella ricerca della verità e della giustizia” e poco dopo, nell’atto penitenziale che introduce la messa, aggiunge:
“Chiediamo perdono per gli abusi in Irlanda, abusi di potere e di coscienza, abusi sessuali da parte di membri qualificati della Chiesa. In modo speciale chiediamo perdono per tutti gli abusi commessi in diversi tipi di istituzioni dirette da religiosi e da religiose e da altri membri della Chiesa. E chiediamo perdono per i casi di sfruttamento lavorativo a cui sono stati sottoposti tanti minori. Chiediamo perdono per le volte in cui come Chiesa non abbiamo offerto ai sopravvissuti di qualsiasi tipo di abuso compassione, ricerca di giustizia e di verità, con azioni concrete. Chiediamo perdono. Chiediamo perdono per alcuni membri della gerarchia che non si sono fatti carico di queste situazioni dolorose e che sono rimasti in silenzio. Chiediamo perdono. Chiediamo perdono per i bambini che sono stati tolti alle loro mamme, e per tutte quelle volte in cui si diceva a tante ragazze-madri che provavano a cercare i loro figli dai quali erano state separate, o ai figli, che cercavano le loro mamme, si diceva che era peccato mortale: questo non è peccato mortale, è il quarto comandamento. Chiediamo perdono. Il Signore mantenga e faccia crescere questo stato di vergogna e di pentimento, e ci dia la forza per impegnarci affinché mai più accadano queste cose e perché si faccia giustizia”.
Infine, con i vescovi irlandesi nel Convento delle Suore Domenicane, tira le somme della visita: “In Irlanda, come altrove, l’onestà e l’integrità con cui la Chiesa decide di affrontare questo capitolo doloroso della sua storia può offrire un esempio e un richiamo all’intera società”.
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