Per fortuna la Costituzione del 1948 è ancora in vigore e il ruolo delle assemblee democraticamente elette resta decisivo, soprattutto in alcuni passaggi-chiave come quelli che ci aspettano nei prossimi mesi.
Il riferimento è, in particolare alla Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Def), che il governo deve presentare alle Camere entro il 27 settembre, e alla legge di bilancio, che in Parlamento deve arrivare entro il 20 ottobre e dev’essere approvata entro il 31 dicembre. La Nota è un atto del governo che, in vista delle decisioni della legge di bilancio, aggiorna le coordinate generali del quadro economico-finanziario indicate nel Def ad aprile ed è attesa con un interesse eccezionale perché si tratta del primo documento ufficiale della maggioranza M5S-Lega in questa materia. Il Def, infatti, è stato varato dal governo Gentiloni allora in carica in una forma meramente “tecnica”, limitandosi cioè a registrare le tendenze a legislazione invariata, in prospettiva della formazione di un nuovo esecutivo che avrebbe poi compiuto le sue scelte. Quel momento è finalmente arrivato.
Bisognerà aspettare la legge di bilancio per conoscere se e in che modo i cavalli di battaglia elettorali del reddito di cittadinanza, della flat tax e dell’abolizione della legge Fornero verranno concretamente attuati e con quali risorse, ma già della Nota si capirà la direzione di marcia del governo.
Non è un caso che sia la Commissione europea, sia alcune agenzie di rating abbiano finora rinviato le loro valutazioni sui conti pubblici italiani per poter avere elementi certi e definiti, al di là degli annunci e delle prese di posizione dei singoli ministri. In Parlamento, le risoluzioni con cui le Camere si esprimono sulla Nota vengono votate a maggioranza semplice. Ma poiché sarà necessario autorizzare il governo allo scostamento dal piano di rientro del debito pubblico, occorrerà un’apposita votazione a maggioranza assoluta dei componenti. E’ una conseguenza dell’art. 81 della Costituzione sul pareggio di bilancio. Tra gli altri impegni della ripresa parlamentare ce n’è uno particolarmente urgente.
Il cosiddetto “decreto milleproroghe” (che contiene un po’ di tutto, anche le norme sui vaccini, per esempio) scade il 23 settembre e per essere convertito in legge ha bisogno ancora del voto della Camera, dopo essere stato approvato dal Senato prima della pausa.
Deve ancora essere portato in Consiglio dei ministri, invece, il “decreto sicurezza” di cui parla da tempo il vicepremier e titolare degli Interni, Matteo Salvini.
Lo ha citato più volte anche negli ultimi giorni in relazione ad alcuni fatti di cronaca. Su un altro versante, sono in gestazione due misure su cui insiste molto l’altro vicepremier, Luigi Di Maio. Si tratta dell’introduzione di una sorta di Daspo (il divieto imposto ai tifosi violenti di partecipare alla manifestazioni sportive) per i politici corrotti, così da tenerli lontani dall’amministrazione della cosa pubblica. A settembre il ministro della Giustizia, Alfondo Bonafede, dovrebbe presentare un disegno di legge in proposito. L’altra misura è il taglio delle “pensioni d’oro” (oltre i 4mila euro netti), un obiettivo per cui il capogruppo del M5S alla Camera, Francesco D’Uva, ha già depositato un disegno di legge. Ma ancora non è chiara la posizione ufficiale della maggioranza sull’argomento e tanto meno, quindi, si possono prevedere i tempi dell’eventuale approvazione.