Un incendio devastante sabato scorso ha distrutto nella città di Oradea, in Romania, il palazzo dell’Episcopio della Chiesa greco-cattolica. Le fiamme sono divampate all’improvviso verso le 22 distruggendo prima il tetto che è crollato e poi il primo piano. Sul posto sono intervenute squadre di Vigili del fuoco che, dopo diverse ore di intervento, sono riuscite a spegnere l’incendio ma hanno distrutto con l’acqua anche il piano terra. Per fortuna l’edificio non era ancora abitato perché era in via di ristrutturazione. I lavori all’esterno erano finiti e si stava cominciando a ristrutturare l’interno. Il cantiere era chiuso per la pausa estiva ma per non lasciare vuoto l’edificio, ci abitava un sacerdote che per fortuna è riuscito ad uscire prima di farsi del male.
Il fuoco ha divorato il palazzo nella sua interezza. In un comunicato, la diocesi fa sapere che è stata “istituita una commissione di esperti composta da rappresentanti dei Vigili del Fuoco, del servizio di Polizia criminale della Polizia rumena e dell’Episcopato greco-cattolico di Oradea, per identificare i motivi che hanno causato l’incendio”. Ciò che si deve appurare è capire come siano partite le fiamme visto che – fa notare la diocesi – “il palazzo episcopale non era collegato alla rete elettrica ad eccezione dell’illuminazione architetturale esterna collegata alla rete di illuminazione stradale”. La diocesi ha difficoltà a stimare in queste prime ore il valore del danno materiale. Solo i lavori di ristrutturazione (completati) del tetto sono costati più di 200.000 euro, mentre la copertura metallica di rame e le decorazioni del tetto sono state ricevute come donazione dall’Italia.
Il palazzo si trova nella piazza centrale di Oradea ed era uno degli edifici più belli della città.Raggiunto telefonicamente dal Sir, il vescovo della comunità greco-cattolica di Oradea, mons. Virgil Bercea, è sotto choc. “Ho visto tutto”, racconta. “Ero a casa quando mi hanno chiamato per dirmi che stava bruciando l’episcopio. Sono uscito in strada ed ho visto una scena terribile”.
“Il tetto era completamente avvolto dalle fiamme. Sono arrivati i Vigili del fuoco, ma era talmente grande l’incendio che sembravano impotenti. Un dramma”.
Il palazzo ha un valore (oltre che materiale) anche simbolico molto alto per la comunità greco-cattolica di tutto il Paese. “Un simbolo per tutta la comunità di Oradea, ricco di storia e di significato”. Nel 1948, con l’abolizione della Chiesa greco-cattolica dal regime comunista, l’edificio è stato confiscato e trasformato in Scuola di arti e poi nella Biblioteca della regione di Bihor. Il palazzo vescovile è stato restituito alla diocesi greco-cattolica nel 2005. “Abbiamo fatto tanto per recuperare il palazzo episcopale e ora tutto è bruciato”, racconta mons. Bercea. “Certo, stiamo parlando di beni materiali – aggiunge il vescovo – ma per noi quel palazzo rappresentava molto dopo tutta la sofferenza che ha vissuto la nostra Chiesa con sacerdoti e vescovi morti nelle carceri”.
Ma la tragedia non è solo per la comunità greco-cattolica. Il palazzo si trova in centro e la popolazione è scesa per strada vivendo con “con emozione fortissima la distruzione delle fiamme. Tutta la città è provata ma unita nel dolore. Sono state le lacrime a spegnere le fiamme”, racconta ancora il vescovo. La solidarietà è stata immediata ed ecumenica. “Tanti sacerdoti ortodossi mi hanno telefonato o inviato messaggi. La Chiesa cattolica di rito latino ha dato una disponibilità totale. Anche il presidente della comunità ebraica della città si è reso presente. E così i pentecostali che mi hanno scritto per dirmi che, se si raccolgono fondi, loro vogliono partecipare. Si è creata di fronte a questa distruzione un’atmosfera ecumenica molto bella. Tutti sono disponibili e partecipi”. “Siamo fiduciosi nel Buon Dio che non ci ha mai abbandonato. Sarà lui che ci aiuterà, insieme con tutte le persone di buona volontà”.