“Nel contesto della globalizzazione commerciale la varietà delle specie è stata pesantemente ridotta con la coltivazione su grandi estensioni di poche varietà colturali che meglio soddisfacevano le esigenze di una produzione alimentare industriale di massa; in particolare nei cereali. Si è progressivamente cercato di privatizzare la biodiversità agricola tramandataci dalla tradizione contadina”. È quanto si legge nel messaggio della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace per la 68ª Giornata nazionale del ringraziamento, che ricorre l’11 novembre, sul tema “Secondo la propria specie: per la diversità, contro la disuguaglianza”. Dopo aver evidenziato che “la varietà della vita è un dono prezioso, un valore intrinseco, che va tutelato”, il testo mette a fuoco “un’agricoltura per la diversità”. Ricordando il dato della Fao, secondo cui “nel 20° secolo nell’indifferenza generale è stato perso il 75% della biodiversità delle colture”, i vescovi incoraggiano a “riscoprire lo stupore della Scrittura quando parla della diversità e varietà del creato, immagine tangibile della generosità del Padre Nostro”. “La biodiversità non può essere sottomessa all’interesse prevalente di pochi, ma non può neanche essere limitata a un pacchetto di risorse a nostra disposizione”. Segnalando l’associazione tra “una delle ricchezze del nostro Paese”, cioè “la grande varietà di prodotti della terra”, cui corrisponde un “cibo di qualità”, la Commissione episcopale ricorda che “il mondo agricolo ha già reagito all’omologazione dell’agroalimentare globale, impegnandosi per la rigenerazione di un’agricoltura che vuole declinarsi in forme creative, valorizzando la ricca varietà di specie vegetali presenti e contribuendo alla cura del creato nella sua diversità”. “Così facendo, infatti, essa promuove quella complessa relazione tra terra, territorio e comunità, tra biologia e cultura, che costituisce una componente essenziale della realtà del Paese”.
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