“Quando diventa bella la vita? Quando si inizia a pensare bene di essa, qualunque sia la nostra storia. Quando si fa strada il dono di un dubbio: quello che tutto sia grazia, e quel santo pensiero sgretola il muro interiore dell’insoddisfazione inaugurando il riposo autentico”. Nella catechesi dell’udienza di ieri, dedicata al giorno del riposo secondo il Decalogo, il Papa si è soffermato sul segreto della felicità. “La vera pace non è cambiare la propria storia ma accoglierla e valorizzarla, così come è andata”, ha spiegato dialogando a braccio con i 13mila in piazza: “Io vi domando: ognuno di voi, si è riconciliato con la propria storia? Io mi sono riconciliato con la mia storia?”. “La pace si sceglie, non si può imporre e non si trova per caso”, il monito di Francesco: “Allontanandosi dalle pieghe amare del suo cuore, l’uomo ha bisogno di fare pace con ciò da cui fugge. È necessario riconciliarsi con la propria storia, con i fatti che non si accettano, con le parti difficili della propria esistenza”. La vita è “passione”, non va vissuta come “un peso”, aveva ricordato poco prima dell’udienza ad un gruppo di motociclisti lanciando ancora una volta l’allarme sui troppi suicidi dei giovani.
Il riposo vero e il riposo falso. “L’uomo non si è mai riposato tanto come oggi, eppure l’uomo non ha mai sperimentato tanto vuoto come oggi”, ha esordito il Papa, secondo il quale “riposarsi davvero non è semplice, perché c’è riposo falso e riposo vero”.
“La società odierna è assetata di divertimenti e vacanze”, l’analisi di Francesco: “L’industria della distrazione è assai fiorente e la pubblicità disegna il mondo ideale come un grande parco giochi dove tutti si divertono. Il concetto di vita oggi dominante non ha il baricentro nell’attività e nell’impegno ma nell’evasione.
Guadagnare per divertirsi, appagarsi. L’immagine-modello è quella di una persona di successo che può permettersi ampi e diversi spazi di piacere”. “Ma questa mentalità fa scivolare verso l’insoddisfazione” di “un’esistenza anestetizzata dal divertimento che non è riposo, ma alienazione e fuga dalla realtà”, il monito: “Le possibilità di divertirsi, di andare fuori, le crociere, i viaggi, tante cose non ti danno la pienezza del cuore, anzi non ti danno il riposo”, ha aggiunto a braccio.
La gioia della domenica. “La domenica è la giornata per fare pace con la vita, dicendo: la vita è preziosa; non è facile, a volte è dolorosa, ma è preziosa”, ha incalzato il Papa: “La domenica non è il giorno per cancellare gli altri giorni ma per ricordarli, benedirli e fare pace con la vita. Quanta gente, tanta, che ha tanta possibilità di divertirsi e non vive in pace con la vita!”. Il giorno del riposo “è la gioia di Dio per quanto ha creato. È il giorno della contemplazione e della benedizione. È il momento della contemplazione, della lode, non dell’evasione. È il tempo per guardare la realtà e dire: com’è bella la vita!”. “Al riposo come fuga dalla realtà, il Decalogo oppone il riposo come benedizione della realtà”: per noi cristiani, il centro della domenica, l’Eucaristia, “è il giorno per dire a Dio grazie: grazie, Signore, della vita, della tua misericordia, di tutti i tuoi doni”.