“I due principi cardine (e la loro correlazione) propri del sapere teologico (la rivelazione e la fede)” identificano “la motivazione teologica che giustifica in radice la possibilità e la necessità del dialogo della teologia con gli altri saperi”. Così don Raffaele Maiolini, docente di teologia all’Università Cattolica, alla seconda giornata del seminario “Teologia e saperi, l’importanza del dialogo” che riunisce a Caravaggio (diocesi di Cremona ma provincia di Bergamo ) dal 10 al 13 settembre i docenti di teologia e gli assistenti pastorali dell’Ateneo. “L’evento Gesù Cristo – prosegue il relatore – rivela che l’uomo non solo è creato a immagine e somiglianza di Dio, bensì è creato in Cristo ed è chiamato a entrare in comunione con Lui: ciò significa che l’uomo porta in sé la ‘capacità’ di corrispondere a tale vocazione”. Per questo “la singolarità e la decisività del teologico si salvaguarda solo dentro e con la salvaguardia dell’antropologico”. Tutto questo, osserva Maiolini, “da una parte è consapevolezza ‘normale’ della fede” ed esplicitamente affermato “magisterialmente e magistralmente soprattutto da Dei Verbum e Gaudium et Spes”; dall’altra “ci pare non abbia ancora ‘ristrutturato’ la forma mentis della riflessione teologica”. Questo, secondo il relatore, “spiega i balbettamenti con cui a volte il sapere teologico abbozza la relazione, l’inter-relazione, la correlazione con gli altri saperi”, più facilmente “annunciata che praticata, scivolando de facto facilmente in tentazioni di assorbimento del resto del sapere nel sapere teologico o – più spesso – nel tentativo di giustapposizione tra sapere teologico e altri saperi dell’umano”.

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