Andrea Zaghi
Frutta e verdure fresche di giornata. Accade ancora, anche se la realtà della distribuzione agroalimentare è un’altra. Oltre che dei buoni campi – e quando occorre della buona trasformazione -, i prodotti alimentari beneficiano di una complessa logistica dei trasporti e della distribuzione che davvero contribuisce alla costruzione di una parte importante del loro valore. Ma anche in questo settore occorre fare molto di più. In gioco, fra l’altro, non solo la conservazione e valorizzazione della bontà dei prodotti agroalimentari nazionali, ma la loro competitività oltre a centinaia di migliaia di posti di lavoro.
Alcune delle indicazioni più recenti sono arrivate da un seminario tecnico organizzato dalla Fondazione Fico di Bologna che ha analizzato una buona mole di informazioni da studi effettuati da SG Marketing e Cerved. Ciò che emerge è una vera rete di mercati, di collegamenti, di imprese in continua evoluzione e trasformazione. E che dà segnali importanti per tutta la filiera alimentare.
Quella dei mercati all’ingrosso per esempio, è una storia esemplare. Quasi tutti negli ultimi dieci anni hanno perso quote di mercato (a parte quelli di Roma, Bergamo e Cesena). Senza contare che nella gran parte dei casi – è stato osservato -, la propensione all’innovazione appare assai scarsa. Eppure questi punti di scambio potrebbero diventare hub logistici, cioè nodi, crocevia dei trasporti alimentari quasi insostituibili. La loro funzione – è stato spiegato -, è fondamentale per ottimizzare il trasporto degli alimenti e soprattutto la logistica dell’ultimo miglio. Con una prospettiva: la diminuzione del traffico su strada e dell’inquinamento conseguente, soprattutto nelle aree metropolitane. Senza tenere conto che proprio i prodotti freschi, potrebbero beneficiare notevolmente di mercati capillari facilmente raggiungibili. Occorrono però investimenti che non sempre sono possibili oppure che non si ha il coraggio di avviare.
Ma di che numeri si parla? Basta pensare che nel solo settore ortofrutticolo pare vi siano (secondo quando diffuso da Fondazione Fico e dalla testata specializzata Corriere Ortofrutticolo), circa 3.600 aziende italiane attive nella lavorazione e commercializzazione; a queste occorre aggiungere i produttori presenti direttamente sul mercato. Certo, il principale canale di vendita è la Grande distribuzione che copre il 50% circa dei volumi di merce, ma i mercati generali arrivano ancora al 27% circa. E sono tanti: in Italia operano infatti ancora 142 mercati all’ingrosso nei quali si concentrano circa 5.000 imprese grossiste che trattano per il 95% prodotti ortofrutticoli (secondo Fedagromercati). E se si avessero ancora dei dubbi, basta pensare che il cosiddetto “fresco” vale il 56% nel fatturato alimentare dei punti vendita; 8,5 miliardi di euro solo per l’ortofrutta in Italia, per una movimentazione di 14,2 milioni di tonnellate. E il 39% della distribuzione ortofrutticola arriva dal commercio tradizionale. Senza tenere conto qui di quanto stanno facendo i cosiddetti “mercati dei contadini”: una nicchia di distribuzione diretta che ha molte ragioni d’essere e che continua ad acquisire quote significative del mercato.
Lavoro e occupazione, dunque. Che vanno tutelati e resi più efficienti. E che significano molto anche per la tutela della salubrità degli alimenti, per la loro puntualità e accessibilità, per il ruolo che hanno dal punto di vista della valorizzazione anche all’estero dell’agroalimentare nostrano. Un settore prezioso, quello della logistica agroalimentare. Tanto da far gola anche alla criminalità organizzata. Coldiretti ha recentemente ricordato come il volume d’affari delle agromafie sia arrivato a quasi 22 miliardi di euro e che nelle varie attività spiccano proprio quelle legate al commercio alimentare, ai mercati e ai supermercati. L’occasione per ricordare anche questo aspetto della realtà è arrivata qualche giorno fa con un’operazione dei Carabinieri che hanno colpito un gruppo criminale che “esercitava un potere intimidatorio di tipo mafioso per monopolizzare i trasporti da e per il mercato ortofrutticolo di Fondi (Latina), tra i più importanti a livello nazionale”. È anche dall’eliminazione di queste realtà che passa il rilancio della buona e sana logistica agroalimentare nazionale.