X

Rapporto della Chiesa sugli abusi sessuali in Germania

Massimo Lavena

Con la giornata di studio che si è tenuta il 25 settembre a Fulda, nell’ambito della Assemblea plenaria autunnale della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), si è alzato il sipario sul “Rapporto sull’Abuso sessuale su minori da parte di sacerdoti, diaconi e membri di ordini religiosi cattolici nel settore di competenza della Conferenza episcopale tedesca”. I membri della commissione mista interuniversitaria di Mannheim, Heidelberg e Geißen hanno incontrato i vescovi; si è tenuta una affollata conferenza stampa presieduta dal cardinale Reinhard Marx, presidente della Dbk, nella quale emozioni, angosce, motivazioni, prospettive e dati sono stati sviscerati e sono ora al vaglio di vittime, società civile, fedeli e media.

Il cardinale Marx ha preso atto della crudezza dei dati, ed ha fatto ammenda in nome della Chiesa tedesca e personale: “In tutta chiarezza dico questo:

l’abuso sessuale è un crimine. Chi è colpevole deve essere punito.

Troppo a lungo nella Chiesa si è negato l’abuso, si è girato lo sguardo e si è tenuto nascosto. Chiedo perdono per tutti i fallimenti e per tutto il dolore. Provo vergogna per la fiducia che è stata distrutta, per i crimini fatti a persone da parte di autorità della Chiesa e per i molti che guardano dall’altra parte, che non vogliono accettare quello che è successo e che non hanno pensato alle vittime. Questo vale anche per me”. E nel rilevare che la Chiesa non ha saputo ascoltare le vittime Marx assume la responsabilità ecclesiale dei fatti: “Questo non deve rimanere senza conseguenze! Le vittime hanno diritto alla giustizia”.

Il professor Harald Dreßing, psichiatra presso l’università di Mannheim e coordinatore dello studio, è rimasto scioccato dall’entità dei crimini: “La portata degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica e la sua gestione mi hanno scosso”. Per Dreßing è rilevante che i risultati evidenzino come all’interno della Chiesa sussistano strutture che possono dare origine a abusi: “Questi includono la prevaricazione del potere clericale, ma anche il celibato e la gestione della sessualità, specialmente con l’omosessualità”.

I dati del rapporto, documentano che 3.677 bambini e adolescenti tra il 1946 e il 2014 sono stati vittime di abusi sessuali. Nei 38.156 documenti rilasciati dalle 27 diocesi tedesche, risultano comprovati gli atti criminali su minori da parte di 1.670 chierici (il 4,4 per cento). Gli scienziati danno importanza alla terminologia dello studio, e quindi non si soffermano su “vittime” e “colpevoli” ma investigano sulle “prove di accuse di abusi sessuali su minori”. Dal rapporto si evince come i numeri reali sono probabilmente molto più alti rispetto a quelli già allarmanti risultanti dal 1946 al 2014. Per questa ragione, tra i mezzi di investigazione è stato utilizzato il confronto tra le richieste di risarcimento da parte di presunte vittime con i dati personali dei presunti autori degli abusi. Ciò ha permesso di rivelare oltre il 50% dei casi, in quanto questi non erano esclusivamente correlati ai vari curricula dei presunti abusatori.
Tra i 1.670 chierici accusati, 1.429 sacerdoti risultano diocesani (5,1 per cento di tutti i sacerdoti diocesani che lavorano nel periodo dell’inchiesta), 159 religiosi (2,1 per cento) e 24 diaconi a tempo pieno (1,0 per cento). Nel 54% degli accusati c’erano indicazioni di una singola vittima, nel 42,3% prove di diverse vittime. Il 62,8% degli abusati erano di sesso maschile, il 34,9% donne e il 2,3% non precisato. La chiara preponderanza degli abusati di sesso maschile differisce secondo i ricercatori dall’abuso sessuale di minori in contesti non ecclesiastici. Tre casi su quattro riguardano il coinvolgimento dell’imputato in una posizione di guida pastorale preminente nei confronti di un ministrante o studente, in ambito catechetico o associativo e parrocchiale.

Circa un quarto di tutti i procedimenti canonici avviati è terminato senza sanzioni, solo 88 risultano aver condotto alla scomunica.

In particolare, il 60 per cento del clero ha affermato che gli attacchi hanno avuto luogo nelle loro case. Circa il 32 per cento ha dichiarato di aver commesso atti nelle sale della chiesa, come la sagrestia o il confessionale, circa l’8 per cento ha dichiarato i convitti e di questi anche un 4 per cento nelle case degli abusati: che forniscono dati similari, aggiungendo le automobili private e gli ospedali come luoghi delle violenze per un complessivo 19,2 per cento. Gli abusi vengono solitamente perpetrati prima o dopo un servizio liturgico, dopo o durante una confessione, durante o dopo incontri di catechesi, attività sportive e ludiche o prove corali e musicali.

Redazione: