“Ci sono due chiavi per intendere questo decreto: la prima è che il Papa lo fa in coscienza. La seconda chiave è la motivazione: per il bene della Chiesa”. Così Greg Burke, direttore della Sala stampa della Santa Sede, commenta il decreto attraverso il quale Papa Francesco ha dimesso dallo stato clericale Fernando Karadima Fariña, della diocesi di Santiago del Cile. Per Burke, “Papa Francesco sta agendo come pastore, come padre, per il bene di tutto il Popolo di Dio. La dimissione dallo stato clericale di Fernando Karadima è un passo ulteriore nella linea ferrea di Papa Francesco di fronte agli abusi. Ci trovavamo di fronte a un caso molto serio a livello di procedura, e bisognava risolverlo alla radice”. “Si tratta di una decisione eccezionale, senza dubbio – conclude -, però i delitti gravi di Karadima hanno procurato un danno eccezionale in Cile”.
Nel comunciato diffuso in precedenza dalla Santa Sede si spiegava che Santo Padre ha esercitato “la sua potestà ordinaria, che è suprema, piena, immediata e universale nella Chiesa” (Codice di Diritto Canonico, n° 331), cosciente “del suo servizio al popolo di Dio come successore di Pietro”. Il decreto è stato firmato dal Papa ieri, giovedì 27 settembre, “è entrato in vigore in quello stesso momento e comporta anche la dispensa da tutti gli obblighi clericali”. La notizia è stata resa nota a Karadima nella giornata di oggi, venerdì 28 settembre.