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L’altalena delle Borse è un’occasione per capire la finanza e la politica

Paolo Zucca

Almeno fino a metà novembre, quando i conti dei diversi Paesi dovranno essere valutati dall’Unione europea che potrà chiedere correzioni, i mercati finanziari resteranno nervosi. Le Borse dove si scambiano azioni, obbligazioni, valute e materie prime potranno invertire direzione più volte nella stessa giornata. È meglio saperlo. Non è la condizione migliore per i piccoli risparmiatori che non hanno la possibilità e la capacità di seguire tutti i saliscendi del mercato. È la situazione migliore per la speculazione, cioè coloro che guadagnano forzando i prezzi al rialzo e al ribasso, amplificando ogni dichiarazione pubblica o ogni dato economico.
Quando il nervosismo è altissimo ogni caduta diventa un dramma; ogni schiarita sembra un definitivo cessato allarme. Salvo poi essere smentiti il giorno dopo.

In queste prossime settimane è prevedibile un’altalena dei listini, quella che i tecnici chiamano l’alta volatilità. Non soltanto per le azioni e obbligazioni italiane, visto che gli Stati Uniti si avvicinano alle elezioni di inizio novembre, la prova di popolarità del presidente Donald Trump giunto a metà mandato.

Per l’Italia i movimenti di Borsa sono diventati un termometro della credibilità delle proposte economiche del Governo e non è la prima volta che gli alti e bassi dello spread (la differenza di rendimento fra i titoli decennali pubblici di Italia e Germania) vengono interpretati andando oltre il dato tecnico-finanziario che non andrebbe sottovalutato. Il governo presieduto da Giuseppe Conte ha mostrato di non preoccuparsi di uno spread salito fino a 280 punti (vuol dire che chi presta soldi allo Stato italiano, compresi gli stessi risparmiatori italiani, chiede il 2,8% di interesse in più rispetto alla Germania) e sicuramente aveva messo in conto una reazione negativa all’annuncio di nuovo deficit. Spesso i Governi messi sotto pressione dichiarano di non temere crisi finanziarie o addebitano l’indebolimento dei loro titoli di Stato o valute alle manovre politiche o al lavoro degli speculatori. Valute e titoli di Stato, e in misura minore le azioni, sono materia incandescente. Possono bruciare le mani ai governi come si è visto nella crisi finanziaria del 2011 in Italia che ha portato alle dimissioni del Governo Berlusconi.

La tentazione è restare fuori da tutto: dalle Borse, dagli investimenti dei propri risparmi, dall’ansia del muovere denaro, dalla sequenza delle dichiarazioni e dalla valanga di informazioni e previsioni. Anche scegliendo di affidare i propri risparmi a un gestore qualificato, che – pagato il giusto – meglio saprà cavalcare queste fasi complesse, è preferibile invece imparare a conoscere i meccanismi dell’investimento finanziario.Da inizio ottobre sono state avviate diverse iniziative di educazione finanziaria (saranno circa 200 in quattro settimane), appuntamenti curati da autorità finanziarie o soggetti qualificati, per spiegare ai cittadini alcuni accorgimenti semplici per non disperdere i propri soldi, per non cadere nelle truffe, per capire meglio quanto sta accadendo. L’educazione finanziaria è come l’educazione stradale, alimentare, alla salute, al corretto uso delle risorse e altre buone pratiche. È utile. Va a completare il lavoro di assistenza alle comunità e ai soggetti più deboli che viene svolta dagli enti locali, dalle parrocchie e dal volontariato. Si parte da un dato molto negativo di 63 italiani su 100 che non hanno conoscenza dei criteri base dell’economia. Anche fra i giovani 20 su 100 faticano a comprendere inflazione e altro.
Seguire l’evoluzione dei mercati finanziari in queste settimane delicate aiuta la comprensione dell’economia e della politica.

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