Pubblichiamo il racconto di Emanuele Imbrescia, diacono che presta servizio presso la parrocchia Madonna della Speranza di Grottammare
“Diaconato e carità” è stato il tema trattato al Seminario per diaconi permanenti impegnati presso le Caritas Diocesane e parrocchiali, svoltosi a Roma, Basilica San Lorenzo fuori le mura, dal 27 al 29 settembre 2018. Un percorso formativo a cura della Caritas Italia dove sono intervenuti Mons.Francesco Soddu (direttore caritas italia) , Enzo Petrolino (presidente Associazione “Comunità del diaconato in Italia”), Prof.ssa Simona Segoloni (docente stabile straordinario presso l’Istituto Teologico di Assisi), Padre Luca Garbinetto (direttore spirituale dell’Associazione “Comunità del diaconato in italia).
Personalmente ho vissuto un periodo di grazia,fraternità, gioia e carità, insieme ai tanti diaconi permanenti provenienti da tutta Italia . Siamo stati invitati a riflettere
su 3 punti salienti: la Santità, lo stato del diaconato nella Chiesa…l’ascoltare i poveri…da poveri.
Sul primo punto è stato fatto un binomio tra l’esortazione apostotilica “Gaudete ed Exultate” e “Carità” guidati dal direttore caritas italia e la professoressa Segoloni che ci ha nutrito con delle splendide lectio divina. Quindi ci hanno approfondito sull’ascolto, che deve essere donato in ogni realtà in cui siamo messi a servizio, nella diocesi, nella Chiesa nella famiglia e nel mondo soprattutto verso i più bisognosi….i poveri…nelle varie caritas diocesane e parrocchiali.
In mezzo a questi due punti ci siamo confrontati anche sullo stato del diaconato nella Chiesa usando degli spunti di riflessione fatti dal nostro Enzo Petrolino che ci ha posto anche delle domande sul come stiamo vivendo il nostro ministero.
Io ho portato a casa una bellissima esperienza , soprattutto sull’ascolto dell’altro e di noi stessi, cercando di far silenzio in me, facendomi umile. Il mio obiettivo sarà quello di crescere ed essere persona più caritatevole, per poter ascoltare l’altro in maniera efficace e meno egocentrica possibile. Un cammino di autoconoscenza, quindi, orientato al servizio dell’altro, e non all’intimismo e all’individualismo perfezionista. In fondo, la stessa esperienza di ascoltare, il mettersi in gioco nella relazione, divengono materia di lavoro per riflettere e rielaborare quanto vivo nel mio esercizio di ascolto. In questo itinerario (che si svela così come un processo paradossale di reciproco aiuto, anche se devono essere chiari i confini e i ruoli della relazione), l’atteggiamento interiore a cui mirare è quello dell’EMPATIA, che è soprattutto uno stile di vita (da vivere, più che da pretendere dagli altri).
Ringrazio la nostra caritas diocesana per avermi permesso di partecipare a questo momento di formazione.