Dialogo Ue-Chiese, focus su migrazioni, populismo, politica e ruolo educativo delle comunità religiose

Gianni Borsa

“L’Europa è la patria di persone di molte fedi, e ogni europeo ha il diritto di praticare la sua fede in pace e sicurezza”. Lo ha affermato Frans Timmermans, primo vicepresidente della Commissione, accogliendo lunedì 8 ottobre al palazzo Berlaymont di Bruxelles i rappresentanti delle principali chiese e comunità religiose presenti nei Paesi Ue. L’incontro – il 14° ufficiale tra Unione europea e chiese, promosso in base all’art. 17 del Trattato Ue – ha visto presenti esponenti del cristianesimo, dell’islam, dell’ebraismo. Il tema al centro del dibattito era: “Il futuro dell’Europa: affrontare le sfide attraverso azioni concrete”.

Timmermans, incaricato dal presidente della Commissione Juncker di tenere i rapporti con le chiese, durante l’incontro con i leader religiosi ha affermato: “Anche in vista delle elezioni europee del prossimo anno, ho rassicurato i partecipanti alla riunione odierna che la Commissione europea continuerà a schierarsi e a prendere posizione contro ogni discriminazione o attacco che le loro comunità dovessero subire”. E ancora:“Ogni cittadino europeo avrà la possibilità di plasmare il nostro futuro comune alle urne il prossimo anno, e ho invitato i partecipanti all’incontro a impegnarsi attivamente nel processo politico e incoraggiare le loro comunità a fare altrettanto”.“Anche se possiamo credere in modi diversi, i nostri valori sono universali, incluso il nostro impegno per la democrazia e l’uguaglianza”.

L’incontro tra istituzioni Ue e comunità religiose presenti in Europa si è incentrato sulle principali sfide politiche che l’Europa affronterà nel prossimo anno, nonché sulle prospettive per il futuro, oltre le elezioni del Parlamento europeo. “I partecipanti – ha riferito una nota Ue – hanno discusso in particolare su come l’Unione sta affrontando la migrazione, l’integrazione sociale e la sostenibilità del nostro modo di vivere”. Sono fra l’altro emersi temi di stringente attualità tra cui la libertà di religione, la tutela dei diritti fondamentali, gli aspetti sociali dell’integrazione europea, i nazionalismi e i populismi. Nelle precedenti riunioni, i partecipanti avevano esaminato il futuro dell’Europa attraverso una serie di sfide che l’Unione deve affrontare, in particolare la migrazione, il terrorismo e l’integrazione. All’incontro erano presenti per le comunità religiose: metropolita Athanasios (chiesa ortodossa greca), imam Khalid Benhaddou (islam), mons. Mariano Crociata (vescovo di Latina, primo vicepresidente della Comece, Commissione degli episcopati della Comunità europea), rabbino Albert Guigui (ebraismo), mons. Antoine Herouard (vescovo di Lille, Comece), Robert Innes (vescovo anglicano), Frank July (Chiesa evangelica, Germania), Christian Krieger (presidente Conferenza delle chiese europee – Cec).

”Ho avvertito un clima positivo, costruttivo, di grande cordialità e rispetto”, ha commentato al Sir mons. Mariano Crociata al termine dell’incontro. Un appuntamento che “risente del clima quasi di fine mandato della Commissione e dell’imminenza delle elezioni per il Parlamento europeo, con le preoccupazioni che queste destano vista la situazione politica che si registra in diversi Paesi”.Mons. Crociata sottolinea però “i diversi elementi di fiducia che sono emersi, a partire – dice – dall’atteggiamento più favorevole all’Ue che in genere si registra tra i giovani”.Non a caso è stato più volte rilevato che al referendum per il Brexit il voto giovanile si era maggiormente orientato verso il “remain” piuttosto che sul divorzio dall’Unione.

Mons. Crociata segnala quindi i “numerosi argomenti affrontati durante il nostro incontro: molti sono stati gli interventi sulle migrazioni. Ci si è soffermati sui tentativi della Commissione di gestire un fenomeno complesso, che prevede competenze nazionali e anche comunitarie”. Più volte, poi, si è fatto cenno “alle paure che attraversano le popolazioni europee, non sempre fondate su motivi razionali e non di rado legate alla presenza degli immigrati”. Una diffusa sensazione di insicurezza, che ha alle spalle varie cause, “sulla quale si innesta – spiega Crociata – una politica talvolta spregiudicata, con chiusure identitarie, rifiuto dello straniero, e persino con fenomeni di razzismo”.In questa direzione “vi è stato il richiamo a un importante ruolo che le comunità religiose possono svolgere in relazione all’informazione e all’educazione”per ricondurre a una lettura più puntuale della realtà e per aiutare a comprendere più precisamente i fatti – e le loro conseguenze – che avvengono nella nostra epoca.

Fra gli altri temi discussi tra esponenti dell’Ue e rappresentanti religiosi “si è inserita la difesa dell’ambiente, intesa come sfida globale”, segnala ancora mons. Crociata. Altro nodo affrontato “l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione, in relazione soprattutto alle trasformazioni prodotte nel mondo del lavoro”, con la preoccupazione di “elaborare criteri – come sta facendo la Commissione Juncker – atti a ribadire la centralità e il primato della persona umana”. “Inoltre si è discusso del rapporto tra politica, economia e stabilità finanziaria” anche in chiave preventiva rispetto a possibili crisi future. “Il ruolo internazionale dell’Europa è stato un ulteriore ambito di interesse, con un occhio di riguardo all’Africa”. Lo sviluppo del continente africano, in chiave economica e democratica, si configura come interrogativo che tocca i Paesi europei (alcuni dei quali in Africa hanno avuto una “pesante” presenza coloniale) e l’Ue nel suo insieme, anche in chiave preventiva rispetto agli stessi flussi migratori.La libertà religiosa “è stato un altro tema centrale nel nostro dialogo”,sottolinea mons. Crociata. “Le chiese hanno piena consapevolezza del ruolo che possono svolgere per una sensibilizzazione dei loro fedeli sull’importanza dell’Unione europea, per il bene dei popoli e dei Paesi che ne fanno parte”.

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