In Medio Oriente, “abbiamo perso intere famiglie, parrocchie, e addirittura diocesi, e nonostante ciò i nostri giovani ci credono ancora nella loro missione di essere sale, luce e lievito per le loro società”.
È un messaggio di fiducia, quello arrivato da don Jules Boutros, responsabile della pastorale giovanile del Libano, intervenuto ieri al Sinodo. “I nostri giovani hanno tanta sete di trovare opportunità per crescere nella fede, per vivere la missione e per sfruttare i loro doni e le loro facoltà”, ha assicurato: “Questo ha portato i giovani ad uscire fuori dalle mura parrocchiali in cerca di terre nuove più fertili, cioè nell’arte, nella musica, nel teatro, nello sport, nella natura, nell’ecologia, nei diritti umani, nel volontariato sociale, nel campo dei movimenti, nello scoutismo, nelle piccole comunità che si formano intorno ai santuari, negli incontri giovanili, nei campeggi spirituali e missionari, e non dimentichiamo il vasto campo dei social media”. “La nostra Chiesa in Libano – si legge nel testo dell’intervento, diffuso oggi dalla Sala stampa vaticana – ha bisogno di una mentalità pastorale che non consideri” sprecato “il tempo con i giovani, ma persino la vita, perché ne vale la pena perdere tutto per loro, proprio come Gesù stesso ha fatto per ciascuno di noi”.
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