Di Monica Avaltroni
DIOCESI – Sabato 6 e domenica 7 ottobre, presso l’Istituto delle Suore Concezioniste, si è svolta la seconda parte degli incontri di formazione per i docenti di Religione cattolica, di ogni ordine e grado, della diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto Marche.
Attraverso un percorso teorico-pratico, il dottor Amedeo Angelozzi, educatore e counselor, ci ha trasmesso con chiarezza e passione contenuti molto utili e interessanti. Come insegnanti siamo chiamati a svolgere un compito delicato e necessario alla crescita degli alunni e per questo abbiamo bisogno di avere degli strumenti che ci aiutino a comprendere noi stessi e loro, soprattutto in situazioni di conflitto.
Nelle relazioni ci muoviamo dentro una realtà complessa, non difficile o impossibile da capire, ma che è capace di distinguere e di mettere insieme allo stesso tempo, dove perciò è da tacciare la violenza, atteggiamento unilaterale di sopraffazione dell’altro che non prevede un dialogo, e dove invece è da accogliere il conflitto fatto di diversità di opinioni e anche di scontro, ma che implica sempre una relazione. Per questo, ci ha detto ancora il Dott. Angelozzi, dobbiamo diventare “operatori di relianza” (concetto di Edgar Morin), persone che non si spaventano davanti al conflitto e che sono invece capaci di far interagire le parti fra loro cercando ciò che unisce.
Per riuscire a fare questo è necessario agire da adulti. Eric Berne, analista transazionale, dice che ognuno di noi si relaziona con la parte del suo IO CHE PREVALE, sia esso genitore, adulto o bambino. Quando mi relaziono con l’altro devo capire quale Io prevale in me (più sono cosciente delle mie parti genitore e bambino, più è forte la mia parte adulta) e quale nell’altro, con quale Io dell’altro sto dialogando. Senza questa attenzione non ci potrà essere confronto; questo è il compito di ogni docente nella relazione in classe, con i colleghi e con i genitori.
A questo proposito, è stato molto interessante metterci in gioco… giocando, per apprendere concretamente alcune tecniche di animazione che offrono opportunità di condivisione, di ascolto e di confronto, per renderci tutti più consapevoli della verità che ognuno di noi porta e vive nel gruppo, e che possono aiutare a gestire i conflitti all’interno della classe ma anche semplicemente nella vita.
Ma, davanti alle paure che inevitabilmente viviamo: “Come posso fare in mezzo ad un conflitto? Come posso fare quando sento di far fatica a stare in equilibrio?”, come possiamo rispondere in maniera adeguata? Una ragazzo, un adolescente, un adulto, potrà rispondere con consapevolezza se da bambino avrà avuto “una base sicura”, come ci dice la teoria dell’attaccamento di Bowlby. La madre o l’adulto di riferimento del bambino, deve essere una persona che si prende cura, un riferimento certo che gli permette andare, di esplorare, di sperimentarsi, ma che allo stesso tempo è presente, una persona che lo guarda. Questo sguardo lo potrà ritrovare quando ne avrà necessità, sarà questo sguardo che gli permetterà di fare delle scelte e di affrontare i momenti di difficoltà perché ad esso potrà fare ritorno! Una persona che è base sicura non sarà né autoritaria, né permissiva ma democratica, capace di portare la realtà dell’altro e allo stesso tempo di lasciarla libera.
L’icona di tutto il percorso fatto: non sopraffare l’altro ma dialogare, “Saper abitare le relazioni per abitare la passione che ha Dio ha per noi” e trasmetterla nel nostro piccolo agli alunni e alle persone che attendono uno sguardo speranzoso, appassionato e sereno! Grazie per questi giorni!