DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto.
«Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Un uomo corre incontro a Gesù per rivolgergli questa domanda, un uomo che, fin dalla giovinezza, ha osservato leggi e comandamenti di Israele, un uomo retto, che seriamente si pone in discernimento davanti al Signore perché sente che manca qualcosa alla sua vita.
«Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: “Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo, e vieni! Seguimi!”».
C’è innanzitutto un sentirsi guardati, come è successo al protagonista della pagina del vangelo di questa domenica. E quando qualcuno fissa lo sguardo su di te non ti lascia mai indifferente, nel bene o nel male.
C’è un sentirsi amati, desiderati, voluti che, inevitabilmente, fa sobbalzare il cuore, E questo sguardo, questo amore che sono lo sguardo e l’amore di Dio, ci dicono proprio quanto la Parola sia viva, sia carne, sia efficace. Non semplice norma, non semplice consiglio, nemmeno una pura storia di edificazione personale e morale…ma una persona, Gesù Cristo, Parola vivente, che bussa alla porta della nostra vita ogni giorno, ogni istante, perché desidera costruire relazione, vita con noi!
«Una cosa sola ti manca…»: la Parola di Dio è una Parola tagliente, «più tagliente di ogni spada a doppio taglio». Una Parola che penetra «fino alle giunture e alle midolla», cioè viene a raggiungerci nel più profondo di noi stessi, viene a toccarci nel nostro intimo, in quella che è la nudità e la verità di noi stessi, quella verità e quella nudità che, a volte vogliamo nasconderci.
«… va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri»: una Parola che «discerne i sentimenti e i pensieri del cuore», che chiede di scegliere tra ciò che per la nostra esistenza è vitale, è essenziale e ciò che non lo è, tra ciò che è costitutivo della nostra vita e ciò che non lo è. E’ la scelta di rischiare e dar via tutte quelle pseudo-sicurezze, di cui ci siamo contornati e che sembra ci facciano vivere, per “qualcosa di più grande”! Così come all’uomo che si rivolge a Gesù viene chiesto di “mettere da parte” leggi e norme e lasciarsi incontrare da uno sguardo d’amore!
«…ma egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato»: quest’uomo non accetta il rischio, neanche di fronte alla promessa di Gesù, «…avrai un tesoro in cielo». Rimane fermo ad una fede dell’eseguire, del rispettare, del fare o non fare, delle devozioni e delle tradizioni!
Ma noi…cosa ce ne facciamo di una fede così? Noi desideriamo amare un Dio che è vivo, che ama, che ci desidera, che ci chiama a lasciare, ognuno secondo la propria strada, «casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli» per causa sua e del Vangelo ma che ci riconsegna, fin da subito, «cento volte tanto in casa e fratelli e sorelle e madri e figli e campi…».
Preghiamo il Signore perché si faccia nostro compagno di viaggio, non faccia mai mancare a noi il Suo sguardo di amore e ci doni la sapienza, il gusto e la capacità di assaporare la vita vera, per la quale è un nulla tutta la ricchezza del mondo, è un nulla ogni gemma inestimabile, ogni oro e argento, la sapienza il cui splendore e il cui valore non tramontano mai!