Alberto Campoleoni
WhatsApp è forse il sistema di messaggistica più diffuso ed efficace, però… Già, c’è un però e riguarda un particolare di non poco conto: i messaggi possono “invadere” telefonino e vita delle persone, soprattutto se si fa parte di gruppi allargati. Non solo: attraverso i messaggi si possono innescare dinamiche non proprio semplici da gestire, non mediate dalle sfumature che invece si potrebbero cogliere nella comunicazione “dal vivo” tra le persone. E magari si arriva a veri e propri scontri.
I gruppi di WhatsApp sono molto diffusi nelle scuole, tra genitori e studenti. Nemmeno ci si fa più caso. Curiosa – e provocante – è allora l’iniziativa del Comune di Ravenna che, proprio a partire dalla considerazione che “i gruppi WhatsApp tra genitori delle scuole materne sono nati in modo spontaneo e sono molto diffusi”, per valorizzare lo strumento ed evitare alcune “criticità”, ha deciso di suggerire a tutti i genitori alcune regole per il buon uso della messaggistica “di classe”. Così, in queste settimane, “durante le assemblee delle scuole dell’infanzia comunali – spiega il Comune – sarà presentato ai genitori dei bambini un piccolo vademecum per promuovere un uso utile e corretto delle chat dei genitori”. Si tratta di un testo elaborato nei mesi scorsi a partire dalla somministrazione di un questionario cui hanno risposto – spiega il Comune – 140 genitori e 30 insegnanti e dal quale è nato il processo che ha portato, con l’aiuto di pedagogisti, insegnanti e genitori, all’elaborazione del Vademecum. “Usa il gruppo come una ‘bacheca virtuale’, pubblicando solo avvisi, informazioni e iniziative che riguardano la sezione”: questo il primo consiglio, che va nella direzione di voler evitare il proliferare di ogni tipo di “pettegolezzo virtuale”. Consiglio peraltro ripetuto nel Vademecum, con la raccomandazione di limitare “l’uso del gruppo per questioni generali della sezione”. Chi ha esperienza, come genitore e non solo, di gruppi del genere, sa bene come spesso si trasformino in contenitori di ogni tipo di informazioni e commenti, con il risultato, talvolta, di vanificare l’eventuale utilità dello strumento, se non addirittura di innescare conflitti e veri e propri scontri (magari per un malinteso).
Lo sa bene anche il Comune di Ravenna, che insieme al suggerimento di coinvolgere tutti i genitori, senza discriminazioni, oltre all’invito al rispetto reciproco e ad evitare “giudizi o commenti sui bambini e sulle insegnanti”, aggiunge come “in caso di polemiche o conflitti sul gruppo” sia meglio “incontrarsi di persona organizzando una riunione con le maestre per tutti i genitori”.
Ma il Vademecum suggerisce un’altra cosa importante: ci sia sempre un moderatore/moderatrice, scelto all’inizio, capace di collaborare con gli insegnanti e gli altri genitori. Un figura “di servizio”, appositamente scelta in modo condiviso e per la quale si preveda anche una certa formazione.
E non è poco: di fronte agli strumenti digitali vige normalmente il “fai da te”, come se tutti fossero in grado e abilitati a fare tutto, senza pensarci più di tanto. La proposta, in questo caso, di una persona che si assume ed esercita un compito invita a riflettere tutti – non solo nelle scuole di Ravenna – su come agire con senso di responsabilità. Anche di fronte a una cosa “abituale” come una chat tra genitori. Verrebbe da dire, sorridendo: tornino a scuola anche loro.