“La Madonna è una ragazza normale, è una ragazza di oggi, una ragazza non posso dire di città perché lei non era nella città, ma in un paesino, normale, educata normalmente, aperta a sposarsi, a fare una famiglia”. È un passaggio della conversazione sul mistero di Maria che Papa Francesco ha intrattenuto con don Marco Pozza, teologo e cappellano del carcere di Padova. Il dialogo sarà trasmesso nel programma “Ave Maria” in onda su Tv2000 dal 16 ottobre, ogni martedì in prima serata.
Il programma, nato dalla collaborazione tra il Dicastero per la comunicazione della Santa Sede e l’emittente della Cei come avvenuto lo scorso anno per “Padre Nostro”, è strutturato in undici puntate, nel corso delle quali don Marco incontra noti personaggi laici del mondo della cultura e dello spettacolo: Sonia Bergamasco, Michelle Hunziker, Cristiana Capotondi, Carla Signoris, Cristina Parodi, Cristina Comencini, Letizia Moratti, Luisa Muraro, Noa e Federica Angeli. All’interno di ciascuna puntata viene raccontato un aspetto della maternità attraverso storie di madri, figli, mariti, religiose e artisti. Ogni puntata è aperta dalle parole del Papa; l’intervista integrale di don Marco a Francesco verrà trasmessa domenica 23 dicembre in prima serata.
“La santità di Maria – spiega il Papa – è facile dirla; non capirla ma dirla. È la pienezza dello Spirito Santo in sé. È lo Spirito Santo che la riempì, lei è conseguente con quello”. Il Pontefice interviene anche sul concetto della “classe media della santità”: “Non è mia. L’ho rubata a uno scrittore francese, Joseph Malègue. È lui che ha osato dire:
‘Lo scandalo e la difficoltà non è capire se Dio esiste, ma capire che Dio si è fatto Cristo’.
Questo è lo scandalo. E la Madonna è lì al centro dello scandalo. La santità è al centro di questo scandalo. Tu non puoi capire la santità senza capire questo scandalo: che Dio si è fatto Cristo, cioè unto, uomo come noi”. Quanto alla figura di Giuseppe, Francesco osserva: “È stato lo sposo. Lei mai ha detto a Giuseppe ‘Io sono la mamma di Dio, tu sei l’impiegato di Dio’. ‘Tu sei il mio sposo. Io sono vergine’. Giuseppe è vergine, ‘ma tu sei il mio sposo’. Sottomessa al suo sposo come era la cultura del suo tempo. Gli faceva da mangiare, parlava con lui, parlavano del figlio, hanno condiviso l’angoscia quando il bambino a 12 anni è rimasto a Gerusalemme. E lei ascoltava Giuseppe e obbediva a Giuseppe. Le grandi decisioni le prendeva Giuseppe, era normale in quel tempo. Tante volte in sogno riceveva i messaggi di Dio. Lei è la piena di grazia, lui è il giusto. L’uomo osservante della parola di Dio, giusto. Bella coppia”.
Nella corso della conversazione, Francesco si sofferma sulle mamme di Plaza de Mayo: “A una mamma che ha sofferto quello che hanno sofferto le mamme di Plaza de Mayo io permetto tutto. Le permetto di dire tutto, perché non si può capire qual è il dolore di una mamma. Alle volte tu senti ‘ma io almeno io vorrei vedere il corpo del mio figlio, avere le ossa, sapere dove è stato sepolto’… Le è stato strappato il figlio e buttato; è un’esperienza molto forte, quando a una donna le strappano il figlio.
C’è una memoria che io chiamo memoria materna che è anche fisica, è una memoria di carne e ossa.
Anche in questa memoria si può spiegare l’angoscia. Tante volte dicono ‘ma dov’era la Chiesa che in quel momento non ci ha difeso’. Io sto zitto, le accompagno. La disperazione di una mamma di Plaza de Mayo è terribile. Dobbiamo accompagnare e rispettare il dolore, prenderle per mano”.
“Con ‘Padre Nostro’ – ha raccontato don Marco Pozza – ci siamo accorti d’aver offerto non solo un programma televisivo, ma anche una proposta di catechesi, che tante persone hanno usato nei mesi a seguire. ‘Ave Maria’ è nata spontanea, quasi un naturale seguito della prima tappa.
Più che un tributo a Maria, volevamo provare a scrollare di dosso a questa bellissima preghiera la crosta dell’abitudine, il rischio della ripetizione.
Averlo costruito in compagnia di tantissime donne, femminilità e maternità sono divenute la grammatica-base del racconto. Papa Francesco, capace di narrare i misteri di Dio con la semplicità dei bambini, con la sua presenza ha arricchito di fantasia e di spiritualità questo grande viaggio fatto sotto il segno di Maria. Non posso che essere grato al buon Dio della sua infinita generosità verso di noi”.
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