Europa? No, sì, però… L’ultima indagine di Eurobarometro, resa nota mercoledì 17 ottobre, mette in luce aspetti noti, ma anche qualche novità, rispetto al peso che i cittadini del vecchio continente assegnano all’Ue, a ciò che essa rappresenta nella vita di ciascuno e a quello che l’Unione potrà rappresentare in futuro. Si tratta – sono gli stessi esperti di Eurobarometro a ricordarlo ogni volta – “solo” di sondaggi. I quali, però, riescono a fornire una lettura di opinioni diffuse e di eventuali prossimi comportamenti politici ed elettorali.
Da un Paese all’altro… Uno dei quesiti che suscita maggiore attenzione nell’Eurobarometro diffuso oggi riguarda il voto che si esprimerebbe in un eventuale referendum per la permanenza o meno del proprio Paese nell’Ue. A livello Ue il dato è il seguente: il 66% voterebbe per rimanere nell’Unione, il 17% per lasciarla, gli indecisi sono il 17%. Ma le differenze tra Paese e Paese sono notevoli. A tale quesito il campione di italiani intervistati risponde così: 44% voterebbe per rimanere nell’Unione, 24% voterebbe per lasciare l’Ue, il restante 32% non è certo della risposta o si dichiara indeciso.
Le percentuali più elevate di favorevoli all’Unione, sopra l’80%, si registrano fra lussemburghesi, irlandesi, svedesi, tedeschi e olandesi.
Seguono danesi, polacchi, portoghesi. La percentuale più elevata di chi voterebbe per l’uscita dall’Ue si registra, ovviamente, nel Regno Unito (35%); ma tra gli elettori britannici il 53% voterebbe per il “remain”. Percentuali elevate di no-Ue si riscontrano anche in Repubblica ceca, Cipro, Austria, Grecia.
Qualche incongruenza. Il corposo documento (80 pagine) che riporta e commenta i dati, mette in luce che il 68% degli europei ritiene che il proprio Paese ha tratto beneficio dall’appartenenza all’Ue. Inoltre, il 62% considera positivamente l’adesione del proprio Paese all’Unione. Si tratta – spiegano gli esperti di Eurobarometro – delle percentuali più alte registrate negli ultimi 25 anni. L’Italia, però, assieme a qualche altro Paese, fa eccezione.
“Il 43% degli italiani intervistati – si legge – pensa che l’Italia abbia tratto beneficio dall’essere membro Ue, il dato più basso di tutti i Paesi europei”.
Una percentuale peraltro “in crescita di 4 punti percentuali rispetto a settembre 2017, e mostra un trend positivo negli ultimi anni”. “La grande maggioranza degli italiani (65%) dichiara, inoltre, di essere favorevole all’euro, con una crescita di quattro punti rispetto a marzo 2018 e con una percentuale superiore alla media Ue (61%)”.
Il peso delle migrazioni. Le rilevazioni di questo sondaggio sono state condotte tra l’8 e il 26 settembre 2018 da Kantar Public in tutti e 28 gli Stati membri, con un campione di 27.474 europei di 16 anni o più, intervistati con metodologia face to face. Interessante la parte in cui si entra nel merito di aspetti “concreti”.
“L’immigrazione è al primo posto tra i cittadini europei nell’agenda dei temi prioritari per l’imminente campagna elettorale (50%)”,
seguita “dall’economia (47%) e dalla disoccupazione giovanile (47%), mentre la lotta al terrorismo scende al quarto posto con il 44%”. Priorità simili anche per i cittadini italiani, benché “l’immigrazione è percepita come tema chiave da ben il 71% degli intervistati. Seguono l’economia con il 62% e la disoccupazione giovanile al 59%”.
Dopo il Brexit. Quasi tutti i dati che misurano il sostegno per l’Ue mostrano – secondo Eurobarometro – una significativa ripresa dopo il referendum nel Regno Unito nel 2016, con una percentuale crescente di europei che si dimostra preoccupata per gli effetti della Brexit.
Cresce inoltre la consapevolezza delle elezioni europee del prossimo anno, con il 41% che identifica correttamente la data nel maggio 2019:
un aumento di nove punti percentuale rispetto ad un’indagine analoga di sei mesi fa, e il 51% degli intervistati si dichiara interessato alla tornata elettorale europea. Tuttavia, il 44% ancora non sa dire quando si voterà.
Qualche domanda. Commentando i risultati dell’Eurobarometro, il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, afferma: “In quasi tutta Europa cresce l’apprezzamento per l’appartenenza all’Unione e per i benefici che ne derivano, con livelli record dal 1983. Anche la moneta unica piace alla grande maggioranza dei cittadini”. Tajani aggiunge: “In Italia il gradimento per l’euro supera la media europea – 65% contro il 61% – ed è cresciuto del 4% rispetto a marzo 2018”. Tajani riflette: “Non possiamo però cullarci sugli allori. In alcuni Stati membri, tra cui l’Italia, la percentuale di chi pensa che l’appartenenza all’Ue sia positiva è ancora troppo bassa”.
“Dobbiamo raddoppiare gli sforzi per dimostrare che l’Unione sa dare risposte davvero efficaci ai principali problemi degli europei, come immigrazione, sicurezza e disoccupazione”.
Restano infine alcuni interrogativi. Ad esempio è lecito domandarsi quanto dell’Ue – politica, istituzioni, risultati ottenuti, bilancio finanziario, normative prodotte… – conoscano i cittadini per potersi compiutamente esprimere sulla stessa Unione europea, quanta consapevolezza abbiano di ciò che l’Unione fa o non fa, quali competenza ha, quali invece le responsabilità che spetterebbero ai governi nazionali. Il caso-migrazione sarebbe emblematico… Un secondo interrogativo: l’Ue è capace di “raccontare” ai suoi stessi cittadini ciò che fa, il ruolo che ricopre, i risultati o gli insuccessi che ottiene? Terzo, a proposito dei media: essi svolgono appieno il loro servizio informativo affinché i cittadini/lettori possano conoscere per giudicare?