Giovanni M. Capetta
“Ma da principio non fu così” (Mc 19,8). È la risposta di Gesù ai farisei che per metterlo alla prova gli chiedevano se fosse lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie così come recitava la legge di Mosè; ma sono anche le parole che possono echeggiare nella coscienza (non solo cristiana) ogni volta che viene violato lo spazio sacro della dimensione erotica fra uomo e donna. Da principio senz’altro la sessualità non era aggredita da tutte le patologie e le storture da cui oggi deve difendersi. Dopo averla esaltato la sessualità come “meraviglioso dono”, il Papa focalizza la sua attenzione su tutte le forme di dominio, prepotenza, abuso, perversione e violenza che, proprio in ambito sessuale, come frecce dolorose trafiggono non solo le cronache dei nostri notiziari, ma anche i diari quotidiani e silenziosi di tante famiglie.
All’origine di ogni
L’uomo, più incline all’irruenza e poco portato ai preliminari, potrà sempre cercare di creare le condizioni per mettere la donna a proprio agio e non “costretta” all’unione sessuale. La donna potrà sempre vigilare perché la sua parsimonia o i suoi rifiuti non esasperino il marito al punto da fargli perdere la serenità. Gli sposi sono chiamati ad “un’unione sempre più intensa” senza “pretendere di cancellare le differenze e quell’inevitabile distanza che vi è tra i due” (AL 155). Il segreto per riuscire a vivere questa unità nelle differenze è rivelato da San Paolo nella lettera agli Efesini quando chiede ai coniugi di essere sottomessi gli uni agli altri. Una donazione reciproca che non annulla le differenze ma vince la tentazione del dominio e della sopraffazione. Eppure “l’ideale del matrimonio non si può configurare solo come una donazione generosa e sacrificata […], un vero amore sa anche ricevere dall’altro, è capace di accettarsi come vulnerabile e bisognoso, non rinuncia ad accogliere con sincera e felice gratitudine le espressioni corporali dell’amore nella carezza, nell’abbraccio, nel bacio e nell’unione sessuale” (AL 157). “L’equilibrio umano è fragile” ma esserne consapevoli è il primo strumento che possiamo mettere in campo per non farci vincere dal male. Donare e saper ricevere è il pentagramma su cui anche la Chiesa ci invita a scrivere la sinfonia dell’amore.