“Penso che la cosa più importante, come hanno detto alcuni, tra cui il vescovo di Tapachula (Messico), sia garantire il rispetto dei diritti umani verso le persone migranti, è importante che non ci siano casi di violenza”. Lo afferma dal Guatemala, interpellato dal Sir, mons. Álvaro Leonel Ramazzini Imeri, vescovo di Huehuetenango e responsabile della pastorale della Mobilità umana per la Conferenza episcopale guatemalteca (Ceg).
Ieri mons. Ramazzini si è recato nella sede della Ceg, a Città del Guatemala, per fare il punto della situazione con i referenti della Mobilità umana. Proprio ieri, per la prima volta dopo oltre una settimana, la presenza di migranti in Guatemala è sembrata calare e la situazione, secondo quanto riferiscono al Sir i referenti delle Case del migrante, è apparsa più tranquilla. “Personalmente – spiega mons. Ramazzini -, posso dire poco, perché i migranti honduregni hanno tenuto una rotta più meridionale e non sono passati per Huehuetenango. In molti, ormai, hanno raggiunto il Messico, dove però, da quanto ci risulta, gli agenti federali stanno cercando di fermare questa ondata”. Secondo alcune stime, in Messico sono presenti ormai 7-8mila migranti, dopo che sono risultati vani i tentativi degli agenti federali di bloccare la carovana.
Interpellato sul ruolo che stanno avendo i Governi rispetto all’accoglienza data dalla Chiesa, il presule risponde: “Da parte nostra c’è anzitutto l’accoglienza. Capisco anche il fatto che i Governi devono combinare il rispetto dei diritti dei migranti con quello della sicurezza dei propri cittadini. Devo anche dire, e faccio riferimento ad alcuni articoli apparsi sulla stampa honduregna, che accanto all’importante attività di accoglienza bisogna chiedersi come si è arrivati a questo, cosa è successo perché si scatenasse un’ondata migratoria senza precedenti”.
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