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Oleg Sentsov, il volto della libertà

Gianni Borsa

La sua unica colpa è quella di essere originario della Crimea, di amare la sua terra che spera di vedere libera, entro lo Stato ucraino, e non soggetta alla Russia. Per questo Oleg Sentsov, in carcere da 4 anni, si fa portavoce della liberazione di una settantina di suoi connazionali, detenuti nelle prigioni di Mosca, da quando la Russia di Putin ha invaso la Crimea, assoggettandola senza scrupoli in barba al diritto internazionale e al rispetto della sovranità nazionale ucraina. Oggi, incarcerato, ridotto in gravi condizioni di salute per uno sciopero della fame durato mesi, Oleg è stato insignito dal Parlamento europeo del Premio Sacharov per la libertà di pensiero.

Un messaggio per tutti. Oleg Sentsov, 42 anni, è un regista ucraino (suo il film “Gamer”, del 2011): arrestato il 10 maggio 2014 a Sinferopoli, è stato condannato a 20 anni di reclusione con l’accusa di aver “complottato atti terroristici” contro il dominio russo sulla Crimea. Da maggio del 2018 ha portato avanti un digiuno forzato che ha interrotto solo nei giorni scorsi sotto la minaccia di essere alimentato a forza.Sentsov è diventato un simbolo della battaglia che lo accomuna ad altre decine di concittadini, arrestati e condannati a lunghe pene detentive dalle forze di occupazione russe nella penisola di Crimea.Il Premio Sacharov a Sentsov sottolinea – come ha affermato il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani rendendo noto oggi il nome del vincitore durante la plenaria a Strasburgo – “il coraggio e la determinazione dimostrati dal cineasta ucraino”. “A lui e alla sua battaglia – ha detto Tajani – va la solidarietà del Parlamento europeo. Chiediamo che sia immediatamente liberato. Una liberazione urgente legata anche alle sue pessime condizioni di salute”. Sentsov “ci rammenta il dovere di rispettare e tutelare i diritti umani ovunque nel mondo”.

I candidati. Il premio sarà assegnato – quasi certamente in assenza del vincitore – il prossimo 12 dicembre a Strasburgo. Gli altri due finalisti, che saranno invitati alla premiazione, erano le 11 Ong che salvano le vite dei migranti nel Mar Mediterraneo e Nasser Zefzafi, il leader di Hirak, movimento di protesta di massa attivo nella regione marocchina del Rif. Fra gli altri candidati (la procedura prevede che le candidature possano essere presentate da eurodeputati o gruppi politici; la selezione avviene tramite la Conferenza dei capigruppo dei partiti rappresentati a Strasburgo) quest’anno figuravano anche; Seyran Ates, avvocata tedesca di origini turche impegnata nella lotta contro l’estremismo religioso e l’oppressione delle donne; Caesar, pseudonimo di un ex fotografo militare siriano che è riuscito a far uscire clandestinamente dal Paese 55mila fotografie che documentano le atrocità della guerra; Dewayne Johnson ex giardiniere statunitense che ha vinto un caso storico contro Monsanto, ottenendo un risarcimento danni; AfriForum, ong per i diritti delle minoranze che protegge i diritti della minoranza Afrikaner in Sudafrica; Mary Wagner, attivista canadese arrestata per aver “disturbato” una clinica che pratica aborti a Toronto.

Gli obiettivi. Il Premio Sacharov, insignito dal 1988, esattamente 30 anni or sono, porta il nome del noto dissidente russo che si era battuto tutta la vita per la libertà e la democrazia in Unione sovietica.Il riconoscimento è uno degli strumenti di cui l’Assemblea è dotata per sostenere il rispetto dei diritti umani, che è uno dei valori fondamentali dell’Unione europea.“Qualsiasi violazione di tali diritti, tanto all’interno quanto all’esterno dell’Ue, pregiudica – spiega il Parlamento – i principi democratici su cui la nostra società si fonda”. Il premio viene dunque assegnato annualmente a persone “che abbiano contribuito in modo eccezionale alla lotta per i diritti umani in tutto il mondo”.

Geografia delle violazioni. Nel 2017 il Parlamento aveva conferito il Sacharov all’opposizione democratica in Venezuela; l’anno prima a Nadia Murad Basee e Lamiya Haji Bashar, sopravvissute alla schiavizzazione sessuale da parte dello Stato islamico (Isis). Nel 2016 era stata la volta del blogger saudita Raif Badawi. I premiati di questi trent’anni disegnano idealmente la triste mappa delle violazioni dei diritti nel mondo, fra guerre, torture, violenze di ogni genere, leggi antidemocratiche. Fra i premiati si possono ricordare, a titolo d’esempio, Malala Yousafzai (2013, Pakistan), Primavera araba in vari Paesi (2011), Guillermo Fariñas (2010, Cuba), Hauwa Ibrahim (2005, Nigeria), fino a Ibrahim Rugova (1998, Kosovo), Oslobodjenje (1993, Bosnia-Erzegovina), le Madri di Plaza de Mayo (1992, Argentina), Alexander Dubček (1989, Slovacchia), Nelson Mandela (primo premiato, 1988, Sud Africa).

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