Dalla difesa “sempre legittima” al principio del “grave turbamento”. Sono queste alcune delle novità della legge votata al Senato, in attesa dell’esame del provvedimento alla Camera. Ne parliamo con Giorgio Beretta, analista dell’Opal, l’Osservatorio sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa di Brescia. L’Osservatorio, membro della “Rete Italiana per il Disarmo”, svolge attività di ricerca e di informazione sulla produzione e il commercio di sistemi militari e delle “armi leggere e di piccolo calibro”.
Se si estende la norma sulla legittima difesa introducendo la “presunzione di innocenza” per chi difende la proprietà, ma si lasciano inalterate le attuali norme sul possesso di armi, c’è il rischio che in Italia si verifichi un’ulteriore corsa ad armarsi?
Sì, il rischio, gravissimo, è proprio questo. Finora lo Stato diceva al cittadino: “Ti permetto di armarti, ma stai attento che se usi le armi per la difesa in casa, la difesa deve essere legittima e proporzionata”. La nuova legge propone che la difesa sia sempre legittima, perché sussiste sempre la proporzionalità. Questo porterà molti ad armarsi.
Già oggi le armi in casa sono un grande pericolo. L’ambito familiare e quello interpersonale sono quelli in cui avvengono il maggior numero di omicidi.
Secondo i dati del Viminale, nel 2016 ci sono stati 19 omicidi compiuti durante le rapine, mentre sono stati 46 gli omicidi di tipo passionale e familiare e 82 quelli per lite o rissa. Sono dati preoccupanti. Se gli italiani ricorrono alle armi, queste armi non vengono utilizzate soltanto per respingere un ladro, ma vengono utilizzate per compiere omicidi familiari, interpersonali e, in modo particolare, femminicidi.
Proviamo a fare una fotografia di quello che succede oggi. Oggi sono poco più di due milioni i legali detentori di armi in Italia. In un omicidio su tre di quelli commessi con armi da fuoco le armi erano regolarmente detenute. Da una parte cresce il consenso per norme più permissive sulla legittima difesa, dall’altra aumenta anche il numero di licenze concesse in un mercato in esplosione…
Aumenta l’insicurezza e aumentano le licenze per armi, soprattutto quelle richieste “per uso sportivo” perché è una delle licenze più facili da ottenere anche se non si pratica alcuno sport. Se c’è un’arma in casa e si verificano dei problemi in famiglia (come liti, divorzi…), l’arma non favorisce la sicurezza, ma anzi aumenta l’insicurezza soprattutto nei soggetti più deboli. E purtroppo spesso quell’arma viene usata per compiere omicidi. Quindi,
se si modifica la legge sulla legittima difesa, va assolutamente rivista anche la legge sulle licenze per armi.
Bisogna, da un lato, introdurre una specifica licenza per difesa abitativa da concedere a chi ne ha i requisiti e per tipi di armi e munizioni non letali, a solo scopo difensivo. Dall’altro, le altre licenze dovrebbero essere concesse solo a chi effettivamente pratica la caccia o degli sport e, soprattutto, non dovrebbe essere permesso di detenere munizioni. Oggi, invece, è troppo facile ottenere una licenza per armi che permette di usare pistole con caricatori da 15/20 colpi o addirittura fucili semi-automatici AR-15 (come quelli che vengono utilizzati nelle stragi negli Stati Uniti, nda). Lasciare nelle case queste armi e soprattutto le munizioni non serve certo a aumentare la sicurezza.
Quanto dura la licenza di tipo sportivo? Come si ottiene?
Per la licenza di tipo sportivo, la licenza di caccia e il semplice nullaosta occorre essere incensurati, non soffrire di problemi psichici, non avere dipendenze croniche (droga o alcol), fare un esame presso l’Asl e un esame di maneggio delle armi. Con qualsiasi di queste licenze si possono tenere in casa tre armi comuni, 12 armi di tiro sportivo (sono armi come le altre) e un numero illimitato di fucili da caccia.
Tutte queste armi vanno denunciate, ma è un vero e proprio arsenale. Queste licenze durano cinque anni, ma in questo lasso di tempo la situazione della vita delle persone può cambiare rapidamente: una crisi lavorativa, una crisi familiare…
E’ successo anche che persone sottoposte a trattamento sanitario obbligatorio per cure psichiche abbiano continuato a detenere le armi perché manca una comunicazione tra il medico curante, gli psichiatri, la Questura e la Prefettura. Il caso più lampante è quello successo a Vasto: il giovane, in cura da due psichiatri, deteneva legalmente una pistola con la quale ammazzò un suo coetaneo. Anche per questo a chi ha armi per uso sportivo o per la caccia non dovrebbe essere permesso tenere in casa le munizioni. Se si vogliono tenere in casa delle armi per difesa abitativa, va stabilita una specifica licenza per quel tipo di armi e munizioni che non devono essere letali.
Esemplare la testimonianza di Carlo Martelli dopo la brutale rapina nella sua casa di Lanciano: “Se avessi avuto un’arma, sarei morto”. La presenza tra le mura domestiche delle armi può alzare il grado di pericolosità degli stessi furti?
Anche i rapinatori e i malviventi, sapendo che ci sono le armi, arrivano armati. Fino a qualche anno fa quando si verificavano delle rapine, le armi ritrovate in casa, venivano poi abbandonate. Oggi, invece, i ladri entrano e spesso chiedono dove si trovano le armi: più armi nelle case, vorrà dire avere anche più armi rubate che contribuiranno ad ulteriori furti e rapine a mano armata. È questa la sicurezza che vogliamo?