Giovanni M. Capetta

E chi non si sposa? Come si colloca nel progetto d’amore pensato in origine da Dio? Giunto in prossimità della conclusione del suo raccontare l’amore nel matrimonio, Papa Francesco dedica un inciso importante alle tante persone che vivono senza sposarsi. Persone che “non soltanto sono dedite alla propria famiglia di origine, ma spesso rendono grandi servizi nella loro cerchia di amici, nella comunità ecclesiale e nella vita professionale […] Molti poi mettono i loro talenti a servizio della comunità cristiana nel segno della carità e del volontariato. Vi sono poi coloro che non si sposano perché consacrano la vita per amore di Cristo e dei fratelli. Dalla loro dedizione la famiglia, nella Chiesa e nella società, è grandemente arricchita” (AL 158) Questo brano riportato per esteso dalla Relazione Finale del Sinodo sulla Famiglia non è una semplice elencazione, perché ha il preciso intento di scardinare il falso convincimento che a chi non si sposa sia preclusa la possibilità di realizzarsi pienamente. Il matrimonio da una parte e la verginità e il celibato dall’altra non possono essere messi in contrapposizione gerarchica. La perfezione non è di uno stato di vita o di un altro, quanto piuttosto di entrambi: essa è, infatti, possibile ad ogni uomo e ad ogni donna senza che una via sia da considerarsi preferenziale rispetto all’altra. Oggi questa affermazione appare “scontata” sulla carta, ma è da discernere ancora in profondità quanto sia nitida nei nostri cuori, spesso meno agili e come appesantiti rispetto ai documenti magisteriali. La verginità, col suo valore simbolico che riflette la libertà del Regno dei Cieli quando sarà superata ogni necessità di possesso, “è un invito agli sposi perché vivano il loro amore coniugale nella prospettiva dell’amore definitivo a Cristo” (AL 161). Verginità e matrimonio sono modalità diverse di amare che si possono arricchire dal confronto e dal dialogo reciproco all’interno della comunità ecclesiale e nel mondo. D’altro canto il celibato può rischiare di essere “una comoda solitudine, che offre libertà per muoversi con autonomia, per cambiare posto, compiti e scelte, per disporre del proprio denaro, per frequentare persone diverse secondo l’attrattiva del momento” in tal caso risplende la testimonianza delle persone sposate che possono essere un esempio e “un segno chiaro della generosa e indistruttibile fedeltà di Dio” (AL 162). Un consorte che accudisce l’altro anziano e malato, sposi che mantengono la loro fedeltà anche quando il coniuge è diventato sgradevole fisicamente e ci sarebbero tante occasioni per lasciarlo; genitori che accudiscono ed educano figli difficili e ingrati… sono solo alcuni esempi di come la vita famigliare sia davvero via di santità e possa essere di edificazione anche e soprattutto per coloro che hanno scelto uno stato di vita celibatario. Come i davanzali di due vicine di casa, uno di fronte all’altro, il matrimonio e la verginità possono confrontarsi mostrando i diversi fiori, segno visibile del loro amore vissuto. Al cielo i colori e i profumi salgono insieme senza gareggiare.

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