DIOCESI – Mons. Carlo Bresciani ha celebrato la Santa Messa in occasione della Solennità di Tutti i Santi. Si tratta della prima grande celebrazione dopo la riapertura della Cattedrale, avvenuta domenica 21 ottobre 2018. Insieme al vescovo, hanno concelebrato il parroco emerito don Luciano Paci e il vicario parrocchiale don Giuseppe Giudici, mentre hanno assistito i diaconi permanenti Walter Gandolfi e Emauele Imbrescia. Nella omelia, che riportiamo integralmente di seguito, il vescovo Carlo ha ripreso e spiegato quanto scritto da Papa Francesco nella Esortazione Apostolica Gaudete et exultate, dedicata proprio al tema della santità, in particolare il capitolo quarto che tratta di alcune caratteristiche della santità nel mondo attuale.
“La solennità odierna di tutti i santi ci porta a fare memoria di un passato che in Cristo è eternamente presente: perché chi è in Cristo non muore mai. I santi, di cui facciamo memoria, per certi aspetti appartengono al passato della nostra storia cristiana, ma vivono nell’eterno presente di Dio, partecipano di quella promessa che Gesù ha fatto a coloro che sono suoi: “chi vive e crede in me non muore, ma avrà la vita eterna” (cfr. Gv 1,25). Essi hanno creduto alla parola di Gesù e lo hanno seguito, imparando da lui ad amare Dio e il prossimo giorno per giorno, sempre di più, con semplici e concreti atti di donazione, nonostante le incomprensioni, le ostilità e gli ostacoli che venivano loro posti.
Papa Francesco, in occasione della solennità di san Giuseppe di quest’anno, ci ha rivolto un’Esortazione Apostolica, Gaudete et exultate, con la quale ci ha ricordato che tutti siamo chiamati alla santità. Infatti il Signore ha scelto ciascuno di noi “per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità” (Ef 1,4). La santità è la vita di Cristo in noi, la pienezza di quella vita che ci è stata donata nel Battesimo e che nella Chiesa, attraverso la Parola e i sacramenti, è cresciuta in loro fino a quella beatitudine di cui ci ha parlato il brano del Vangelo che è stato poco fa proclamato.
Tutti siamo chiamati a perseverare nella strada che Gesù ci ha indicato, nella certezza che siamo “circondati da una moltitudine di testimoni” (Ebr 12,1) che ci spronano a non fermarci e a continuare a camminare nella carità verso la meta che Gesù ci ha indicato e promesso. Essi ci ricordano che, con la grazia di Dio che non ci abbandona mai, non è affatto impossibile percorrere questa strada. Essa è alla portata di tutti noi!
Molti sono i mezzi di santificazione che che ci accompagnano su questa strada e che conosciamo bene dalla nostra tradizione cristiana: la preghiera, i sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione, l’offerta dei sacrifici quotidiani, le varie forme di devozione alla Madonna e ai santi che ci portano ad imitarli, e tanti altri, tutti ispirati dalla carità, senza la quale siamo soltanto voci mute che si agitano e gridano invano.
Papa Francesco, nella Esortazione apostolica già citata, presenta “cinque grandi manifestazioni dell’amore per Dio e per il prossimo” (n. 111) che sono parte della personalità del santo.
1. Il santo è colui che sa sostenere le contrarietà e i difetti altrui, colui che sa “reagire al male con il bene”, senza lasciarsi condizionare dall’opinione pubblica, ma guidato dall’amore per Dio. Ciò significa saper rinunciare alle violenze verbali (anche nel web, nelle chat e nei social), ma anche agli inutili piagnistei e lamentazioni che spandono solo tristezza e accidia. La santità implica un cuore pacificato da Cristo e libero “da quella aggressività che scaturisce da un io troppo grande”; da un io che non sa accettare di rallegrasi del bene altrui come se fosse il proprio e non sa accettare i limiti altrui. Saper accogliere i limiti e apprezzare i talenti del prossimo è indispensabile se si vuole vivere la carità nelle nostre relazioni, superando invidie, gelosie e risentimenti che contrappongono e dividono invece che unire.
2. Il santo è colui che sa custodire quel buonumore che viene dalla gratitudine di colui che sa apprezzare i doni ricevuti da altri e, in ultima istanza, da Dio. Questi doni sono sempre tanti. Troppa tristezza e aggressività vengono da un cuore ingrato, chiuso su se stesso e incapace di accettare i limiti umani. Il santo non è colui che ha vissuto in un mondo perfetto, ma colui che ha saputo mettersi dalla parte di Dio, vivendo e portando un seme della bontà di Dio per tutti dentro l’imperfezione del mondo.
3. Terza caratteristica della santità è l’audacia apostolica. Troppo spesso la paura e il calcolo meschino ci paralizzano nel nostro individualismo e ci portano alla lamentazione per la negatività dei tempi moderni, togliendoci la santa audacia di cercare di cambiarli insieme con il Signore, infondendo nel nostro contesto semi di speranza e di futuro diverso.
Come gli apostoli e tutti i santi abbiamo bisogno di lasciarci guidare dallo Spirito per non essere intimoriti e frenati di fronte alle sfide che il difficile presente ci riserva. L’audacia del santo è il coraggio del bene e della bontà in un mondo in cui sembra trionfare solo il negativo.
4. La quarta via della santità è la comunità. Si diventa santi camminando insieme con la comunità e con la Chiesa, evitando una vaga ed evanescente spiritualità senza Dio, senza Cristo e senza Chiesa. È solo nella relazione con il fratello che si impara a custodire “i piccoli particolari” di un autentico amore e a prenderci cura gli uni degli altri. Un amore di Dio che non si incarni nell’amore concreto e umile del fratello non solo non ha nulla a che vedere con la santità cristiana, ma non porta ad alcuna vita felice e beata. Se la nostra preghiera non prende corpo nella carità fraterna, essa è fatta di parole vuote di comunione e di amore di Dio.
5. La quinta via della santità consiste nel far tacere le tante voci che ci assordano per ascoltare la voce del Signore che risuona nel silenzio. Pregare non è innanzitutto dire tante parole a Dio, ma ascoltare la sua voce e lasciare che essa diventi guida della nostra coscienza.
Si tratta, come si vede bene, di cinque vie di santità che sono alla portata di tutti. Sono quelle che hanno percorso i santi che oggi veneriamo, ognuno con le proprie doti, le proprie caratteristiche, non senza l’incessante lotta spirituale con quella parte di se stessi che recalcitrava e che ha richiesto loro continua vigilanza, discernimento e soprattutto tanta umiltà. Queste sono le vie che ci indicano come essere veri costruttori di ponti relazionali positivi con Dio e con i fratelli, ponti che con la grazia di Dio siamo tutti chiamati a costruire giorno per giorno e di cui quest’anno vogliamo in modo particolare prendercene cura”.