Una drastica caduta della popolazione. È la sintesi della situazione dei cristiani in Iraq così come delineata dal cardinale Louis Raphael Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, intervenuto oggi pomeriggio a Torino all’incontro “La fine del Medio Oriente e il destino delle minoranze” organizzato dal Centro studi Federico Peirone. “Il numero dei cristiani iracheni nel periodo del regime precedente – ha spiegato – era di 1.730.000. Dopo la caduta del regime nel 2003, il numero è calato drasticamente a 500.000”. Fra le cause le “conseguenze della guerra Iraq-Iran”, poi quelle “della guerra contro il Kuwait nel 1991, seguita da 13 anni di embargo economico”.
Sako poi ha puntato il dito sul fatto che “dopo la caduta del regime, gli ideali sbandierati della democrazia, della libertà e della prosperità sono rimasti puri e semplici slogan”. La popolazione si è quindi dovuta confrontare con nuove crisi come il “caos per la mancanza di sicurezza e giustizia”, “la ripartizione settaria e l’emarginazione della componente cristiana”, “l’esistenza di decine di milizie, gruppi armati e gruppi estremisti”. Il bilancio indica: 61 chiese bombardate, 1.224 cristiani uccisi, 23mila case e proprietà immobiliari dei cristiani sequestrate. Il patriarca ha illustrato l’atteggiamento dello Stato Islamico (Daesh) che ha dato “tre opzioni ai cristiani”: la conversione all’islam, il pagamento di una tassa per la cosiddetta “protezione” o l’abbandono forzato ed immediato della loro terra, “altrimenti sarebbero stati uccisi”. In questo modo, 120mila cristiani sono stati espulsi.