DIOCESI – Pubblichiamo la seconda parte della lettera pastorale per l’anno 2018/2019 del Vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Mons. Carlo Bresciani.
Leggi le prime due:
– “Dobbiamo tutti impegnarci ad essere costruttori di relazioni positive”
– Vescovo Bresciani: “Dai sentimenti di Cristo agli atteggiamenti di Cristo”
Ogni ponte unisce due sponde più o meno distanti tra loro, scavalcando la divisione che le separa. Nelle relazioni umane ci sono fratture e separazioni che devono essere unite; avvengono terremoti che scavano solchi e burroni. Come fa Dio con noi che abbiamo scavato solchi profondi tra noi e lui?
“È stato Dio a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5, 19-20).
È Dio che per primo lancia un ponte verso di noi: Egli non sta ad aspettare, la prima mossa assolutamente fondamentale la fa lui. Ci dona Gesù, il pontefice massimo, e ci invita a passare attraverso questo ponte sicuro.
Questo significa che le parole e le azioni di Gesù sono indicazioni della giusta strada che anche noi dobbiamo percorrere per essere in comunione con Lui e con Dio Padre. Egli sa di tutte le nostre esitazioni, paure, fatiche e fragilità. Per questo, con la grazia dello Spirito santo, attraverso il perdono, rinnova il cuore dell’uomo e lo rende capace di accettarsi e di osare. Attraverso il perdono riapre ponti che sembravano chiusi definitivamente e irrimediabilmente. È il ministero principale di Gesù, ma è il meno compreso, anche da coloro che si ritenevano fedeli custodi del Dio di Israele. Per questi ultimi c’erano separazioni e muri che non dovevano assolutamente essere abbattuti: muri verso i pagani (i non ebrei); muri verso coloro che erano indicati come i peccatori… Gesù oltrepassa questi muri, frutto di difensività umana e di falsa superiorità, e mostra un volto di Dio che di principio non esclude nessuno e cerca tutti, anche nella loro fragilità. Alla chiusura umana, offre aperture divine.
Gli uomini tendono a porre limiti, scavare fossati e confini difensivi invalicabili: Gesù ama andare oltre i confini posti dagli uomini per incontrare l’essere umano e stabilire una relazione vera con lui. Anche per lui fu faticoso andare oltre e rompere i falsi confini posti dagli uomini. Non è forse stato messo in croce perché andava oltre cercando di abbattere muri di chiusura? Se non l’avesse fatto, che immagine di Dio avrebbe dato?
Per riaprire il ponte verso Dio doveva abbattere i muri che i ‘burocrati di Dio’, in nome di Dio (e questo è il loro peccato più grande!), per salvare il potere acquisito avevano eretto a protezione della loro insicurezza, pronti ad accusare gli altri, ma non altrettanto a fare un adeguato esame di coscienza di se stessi, cosa che Gesù si trova costretto a far fare loro come nel caso dell’accusa alla donna scoperta in adulterio (cfr. Gv 8, 1-11).
Gesù è ponte verso Dio, deve portare il peso non solo di chi ci deve passare sopra, ma anche di chi il ponte non lo vorrebbe, o lo vorrebbe per passarci solo lui. È il destino di ogni ponte quello di resistere alle pressioni contrarie.
Qualcuno a un certo punto ha pensato di distruggere questo ponte, troppo scomodo per i farisei e il loro potere, ma lui ha risposto abbattendo anche l’ultimo muro con la resurrezione. E questo ponte verso Dio ora nessuno potrà più chiuderlo.
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