“Maria – prosegue il Papa – era sottomessa al suo sposo secondo la cultura del suo tempo. Gli faceva da mangiare, parlava con lui, parlavano del figlio, hanno condiviso l’angoscia quando il bambino a 12 anni è rimasto a Gerusalemme. L’angoscia di un marito e di una moglie, l’angoscia dei genitori. La normalità nella verginità. E lei ascoltava Giuseppe e obbediva a Giuseppe. Le grandi decisioni le prendeva Giuseppe. Era normale in quel tempo. Tante volte in sogno riceveva i messaggi di Dio. Lei è la piena di grazia, Giuseppe è il giusto. L’uomo osservante della parola di Dio. Bella coppia”. “Maria è Madre di Dio – sottolinea Papa Francesco – Dio si rimpiccolisce. Così capiamo quello che Paolo nella lettera ai Filippesi disse del figlio di Dio che è Dio che si annientò, si annientò fino alla morte in croce, ha preso tutti i nostri peccati. Paolo pensava: Dio si è fatto peccato. Lui non ha fatto i peccati ma Lui si è fatto peccato per noi e lei è la mamma dei peccatori, di tutti noi”.

“Tante volte – ricorda il Papa nel dialogo con don Marco – sono passato col bus davanti al carcere ‘Villa Devoto’ di Buenos Aires. Lì c’era la coda delle mamme e le vedevano tutti. Tutti vedevano queste donne che facevano la coda per entrare perché avevano dentro un figlio. E per entrare tante volte una donna deve subire alcune umiliazioni come le perquisizioni. Ma a quelle madri non importava, lo facevano per i figli. Si lasciavano calpestare, importava solo il figlio. A Maria importava il figlio. Era lì, non importava cosa dicessero gli altri perché aveva il figlio. Ma lì il figlio la lascia, non solo perché lascia la vita. Dà a tutti noi la mamma, partorisce nella croce”.

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