“La mia è la diocesi di Minya, in Egitto”, diventata “tristemente nota all’opinione pubblica a causa di due brutali stragi”, la prima il 26 maggio 2017, la seconda lo scorso 2 novembre, giorno in cui la Chiesa commemora i fedeli defunti. “In entrambi gli attacchi sono stati trucidati inermi pellegrini cristiani, tra i quali diversi bambini. Si tratta di nostri fratelli, i quali hanno rifiutato la conversione forzata imposta loro dai jihadisti”. Esordisce così mons. Botros Fahim Awad Hanna, vescovo copto cattolico, portando la propria testimonianza questa sera a Venezia, vigilia della festa della Madonna della Salute, in occasione del pellegrinaggio dei giovani con il patriarca Moraglia. Questa sera, per ricordare i cristiani martiri e perseguitati nel mondo, su iniziativa di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), la basilica della Salute ed altri luoghi simbolo verranno illuminati in rosso. In Egitto, spiega il presule, “è difficile vivere la nostra fede cristiana, trovare un lavoro, praticare l’uguaglianza come cittadini fra tanti altri cittadini. E’ difficile ricoprire il ruolo che un cristiano merita nella società, per la propria capacità o distinzione. Sperimentiamo difficoltà nel costruire o riparare chiese oppure edifici come centri di formazione cristiana, centri pastorali, oratori, scuole”.
Se “la nuova Costituzione garantisce teoricamente l’uguaglianza dei cittadini e la libertà di culto”, prosegue, alcune leggi, “promulgate tanto tempo fa e applicate tuttora, sono errate, ingiuste, e da riformare” ma alcuni giudici “giudicano non secondo le leggi ma secondo la ‘sharia islamica’”. I cristiani “soffrono in continuazione, in Egitto, e in tanti dei Paesi islamici. E la Chiesa continua ad offrire con fede e speranza, unita al suo Signore morto e risorto, martiri, sangue, sacrifici…”. Non sarebbe possibile “sostenere una così dura prova senza il sostegno della fede in Cristo vissuta nella comunione ecclesiale, senza un rapporto vivo e continuo con il Signore, senza una solida devozione a Maria, Regina dei martiri e donna forte nella fede”, spiega ancora il vescovo. E ai giovani dice: “La Chiesa in Egitto ha bisogno anche delle preghiere di voi giovani, affinché possa continuare la sua missione evangelizzatrice fra le spine della persecuzione”. Infine il ringraziamento “per la vostra solidarietà, le preghiere, i sacrifici e le offerte” e la richiesta di “continuare ad aiutarci”.