Tornano i pellegrini in Terra Santa e i numeri sono da record. Secondo dati forniti al Sir dal Franciscan Pilgrims Office (Fpo), l’ufficio che regola la celebrazione di messe, Ore Sante e preghiere nei luoghi santi gestiti dalla Custodia di Terra Santa, i pellegrini sono stati (fino ad oggi) 538.429, nel 2017 erano stati complessivamente 411.754 mentre l’anno precedente, il 2016, si erano fermati alla cifra di 274.983. A trainare la crescita i pellegrini provenienti dagli Usa (127.964), a seguire in ordine sparso gli italiani (60.417), i polacchi (50.707) e gli indonesiani (30.813). I dati, spiegano dal Fpo, si riferiscono solo ed esclusivamente ai pellegrini che hanno prenotato on line un servizio liturgico presso i santuari della Custodia. Non sono dunque inclusi nelle statistiche i semplici visitatori e i gruppi di pellegrini che, anche se sprovvisti di prenotazione, hanno potuto celebrare nei santuari della Custodia. Le cifre costituiscono un’interessante indicazione, ma non designano il numero reale dei visitatori e dei pellegrini, che deve essere perciò abbondantemente aumentato.
Ottobre, mese record. A fornire i dati complessivi relativi agli arrivi turistici nel periodo gennaio-ottobre 2018 è stato ieri il Central Bureau of Statistics di Israele. Le cifre parlano di circa 3.399.300 arrivi, con un aumento del 15% rispetto allo stesso periodo del 2017 (2.966.000) e del 44% (2.364.700) rispetto al 2016. Per quanto riguarda gli italiani, nei primi dieci mesi del 2018 sono stati registrati 114.700 arrivi, +39% rispetto al 2017 e +80% rispetto al 2016. Il mese di ottobre ha registrato ben 484.900 arrivi internazionali, il 14% in più rispetto a ottobre 2017. Il miglior mese di sempre per gli arrivi turistici. Tuttavia, sempre secondo il Fpo, le cifre fornite dal Ministero del Turismo israeliano aiutano solo parzialmente a comprendere il pellegrinaggio ai Luoghi Santi. Il Ministero, infatti, non può distinguere i diversi obiettivi dei visitatori del Paese, se non sommariamente.
Lunghe file. In questi giorni le stradine di Gerusalemme Vecchia, quelle che portano al Santo Sepolcro, al Muro Occidentale, la Via Dolorosa, sono piene di pellegrini. Oggi, nonostante la pioggia, nella Città Santa, si registrano sin dal primo mattino lunghe file per entrare nella Basilica del Sepolcro e per salire al Calvario. Gruppi di fedeli si raccolgono in preghiera o restano attenti ad ascoltare le loro guide, altri fuori il piazzale attendono di entrare. Messe e liturgie si susseguono una dietro l’altra.
Una scena che si ripete in ogni santuario della Città Santa, ma anche di Betlemme, Nazareth, fino su al Tabor. Al santuario della Trasfigurazione i taxi fanno avanti e indietro per portare i pellegrini, molti dei quali salgono anche a piedi. Dovunque hotel e case di accoglienza fanno registrare il pienone “come mai accaduto prima di questi tempi” e tra poco sarà Natale. I negozi di souvenir accolgono i pellegrini con incensi e rosari, sono molti quelli che entrano per fare acquisti prima del ritorno a casa. Hanna, proprietario di uno di questi piccoli negozi pieni di oggetti sacri ripete sorridendo “Thanks to God”, grazie a Dio, “era tanto tempo tempo che non si vedevano tanti fedeli come in questo anno. Gerusalemme ha bisogno dei suoi pellegrini, perché portano sorrisi e pace. E noi abbiamo bisogno sopratutto di pace”. A poca distanza alcuni militari israeliani si limitano a controllare gli arrivi e gli ingressi in basilica. Le aspettative del Ministero del Turismo israeliano per la fine del 2018 sono di raggiungere oltre i 4 milioni di presenze.
“Un legame stretto con l’Italia”. I timori per la sicurezza, le tensioni provocate dagli scontri a Gaza e dal conflitto in Siria, che negli ultimi anni avevano tenuto lontano i pellegrini sembrano adesso essere svaniti. “La Terra Santa è sicura” sottolinea mons. Giuseppe Favale, vescovo di Conversano-Monopoli, in questi giorni (16-24 novembre) in Terra Santa con 138 pellegrini della sua diocesi. “Non c’è alcun pericolo, i pellegrini possono venire in assoluta sicurezza. La gente è accogliente e ci aspetta”. “La presenza dei pellegrini – dice il vescovo – qui è un fattore di speranza e un aiuto concreto per risollevare le sorti anche delle famiglie cristiane, molte delle quali vivono lavorando nell’ambito del turismo religioso e dei pellegrinaggi”. In questi giorni il gruppo dei pellegrini ha visitato e pregato nei luoghi santi ma, spiega mons. Favale, “abbiamo anche conosciuto e toccato con mano la realtà povera in cui vivono i palestinesi e le pietre vive di questa terra che sono i nostri fratelli cristiani”. Ciò che si avverte pellegrinando nei Luoghi di Gesù, aggiunge il presule, “è il legame stretto, nato grazie anche alla Custodia di Terra Santa, tra l’Italia e la Terra Santa. Qui noi ci sentiamo a casa. Al tempo stesso è bello avvertire il respiro della Chiesa universale. Venire in Terra Santa significa anche respirare la cattolicità e l’universalità della Chiesa”. Chi sta lavorando per promuovere pellegrinaggi solidali è Caritas Italiana. Allo studio in queste settimane un progetto che intende promuovere una nuova modalità di pellegrinaggio con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo delle comunità parrocchiali locali, così da ridurne anche l’isolamento, sensibilizzare i pellegrini italiani alla conoscenza del contesto socio-politico e favorire la solidarietà verso Caritas Gerusalemme, partner del progetto.
Ambasciatori di pace. “Vedere così tanti pellegrini è per noi una grande consolazione. Sono ambasciatori di pace. La loro presenza qui fa del bene ai nostri fedeli che non si sentono abbandonati – conferma al Sir mons. Giacinto Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale per Gerusalemme e la Palestina -. I pellegrini sono rispettati e accolti da tutti perché chi cerca Dio cerca la pace. Possiamo parlare di una diplomazia del pellegrinaggio: più ci sono pellegrini e più c’è preghiera, più sarà facile ottenere la pace. Il dono che tutti invochiamo, specie ora che ci prepariamo al Natale”.