“Il problema grave, gravissimo, anzi vergognoso da entrambe le parti, è che due Paesi, due popoli, vicini, fratelli, si stiano allontanando sempre di più. Che le due dirigenze non riescano a trovare un modus vivendi sodisfacente per entrambe e che la comunità internazionale non si stia muovendo da anni”. È molto deluso Aldo Ferrari, analista dell’Ispi e docente di storia della cultura russa presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Il Parlamento dell’Ucraina ha approvato 30 giorni di legge marziale in risposta al sequestro da parte della Russia di tre navi della marina militare ucraina nello stretto di Kerč’, tra il Mar di Azov e il Mar Nero. La legge marziale che dà poteri straordinari all’esercito, sarà però – contrariamente a quanto aveva richiesto il presidente ucraino – in vigore solo temporaneamente e nelle regioni che confinano con la Russia, ma conferisce al governo il potere di restringere la libertà di manifestazione e di stampa.
Non era mai successo, neanche nel momento più acuto del conflitto nel Donbass, che l’Ucraina adottasse la legge marziale. Professore, come leggere questo segnale?
È essenzialmente un segnale politico interno. Il dato – non l’unico ma importante – che dobbiamo tenere presente è che tra pochi mesi in Ucraina si vota per le presidenziali. Elezioni che vedono l’attuale presidente impopolare. Non dobbiamo dimenticare che si tratta di un magnate, un oligarca arricchito enormemente e in maniera poco limpida. In questi 4 anni di governo, la situazione di crisi cronica nel Paese è peggiorata. Far quindi riferimento alla minaccia russa e alla difficoltà dei rapporti politici ed economici con il vicino, lo rafforza politicamente.
Come sta vivendo l’Ucraina questa decisione? La legge marziale è una misura molto forte: può addirittura limitare la libertà di stampa, proibire manifestazioni, controllare la circolazione di mail e social.
E tutto questo avviene in prossimità delle elezioni. Questo significa che il governo in carica ha essenzialmente non proprio la totalità dei poteri ma sicuramente più forza per controllare un Paese. In questi anni l’Ucraina si è rafforzata militarmente, ha l’appoggio dichiarato dell’Occidente, sia della Nato sia dell’Unione europea sia degli Stati Uniti. Inoltre, l’attivismo dell’attuale presidente ucraino ha già fatto parlare molto di sé nei mesi precedenti, in particolare per la questione della richiesta di autocefalia della Chiesa di Kiev, che è stata riconosciuta dal Patriarca ecumenico Bartolomeo. Sono grandi manovre estremamente importanti messe in atto da Poroshenko per consolidare il proprio potere.
È probabile che la richiesta ancora in fieri dell’autocefalia della Chiesa ucraina sia molto più importante dell’incidente marittimo dell’altro giorno.
A proposito, solo un incidente navale o la spia di una tensione che cresce?
Quello che è avvenuto l’altra notte è essenzialmente un incidente, importante ma pur sempre un incidente. Nasce però in una situazione molto complicata.
Dopo la costruzione del ponte che unisce la Crimea alla terra ferma, la Russia esercita un controllo ancora più forte sul mare di Azov sul quale però ci sono anche importanti città e porti ucraini. La Russia ha la possibilità di controllare le navi ucraine, di ostacolarne il percorso e limitare, quindi, il transito commerciale ed economico verso i porti di Mariupol e di Berdyansk. Ciò comporta un’ulteriore pressione nei confronti dell’Ucraina che chiaramente reagisce con forza.
Perché ora?
Entrambe le parti politiche potrebbero essere interessate a questo incidente. Ho già parlato della debole posizione di Porochenko ma anche Putin sta conoscendo, dopo tanti anni di fortissimo sostegno politico, un momento di difficoltà, soprattutto a causa della impopolare legge sulle pensioni. Diciamo, quindi, che entrambe le parti politiche, purtroppo possono essere interessate a un intensificarsi del conflitto perché
possono fare ricorso alla retorica patriottica che ha molta presa tanto in Ucraina quanto in Russia, per consolidare il loro peso politico nei rispettivi Paese.
C’è veramente il rischio di arrivare ad una guerra?
Non credo perché una guerra sarebbe troppo pericolosa. La Russia è una potenza nucleare. L’Ucraina ha dietro di sé la Nato. Quindi i rischi sono troppo elevati. È probabile piuttosto che si rimanga in una situazione di tensione così come accade nel Donbass da 4 anni. Ci sono due parti in conflitto, bisognerebbe creare un tavolo efficace assai più di quanto avvenga con il processo di Minsk.