Mentre l’attenzione di tutto il mondo è rivolta a Tijuana, esiste all’estremo opposto del Messico, nello stato meridionale del Chiapas, un’altra carovana di cui nessuno parla: viene chiamata carovana “de pies cansados” (dei piedi stanchi) o dei “pies descalzos” (piedi scalzi), composta dagli indigeni, prevalentemente di etnia “tzotzil tzeltal”, forzati ad abbandonare le loro case e i loro villaggi (in lingua spagnola si usa l’espressione “desplazados”) per le violenze e le minacce di bande paramilitari e criminali. Molti di loro hanno formato una carovana per raggiungere la capitale del Chiapas, Tuxtla Gutiérrez. Una situazione non nuova, quella dello sfollamento delle comunità indigene, che nelle ultime settimane e negli ultimi giorni si è ripresentata in tutta la sua drammaticità, in vari villaggi. Il caso più grave riguarda gli oltre 1.700 abitanti del villaggio di Chavajebal, nel municipio di El Bosque, che lo scorso 7 novembre ha dovuto abbandonare forzatamente il villaggio, dopo atti di violenza che hanno provocato la morte di tre persone.
Alcune persone si sono rifugiate a El Bosque, altre si trovano disperse tra le montagne, in situazione di grave deprivazione e a rischio di denutrizione. In varie occasioni le organizzazioni sociali e umanitarie del territorio hanno denunciato i fatti violenti e la mancanza di risposte sia sul piano degli aiuti umanitari, sia sul piano delle indagini e delle messa in sicurezza da parte del Governo del Chiapas. Sabato scorso, a Tuxtla Gutiérrez, la manifestazione della carovana è stata violentemente repressa, con uso di gas lacrimogeni anche verso donne e bambini.

Dichiara al Sir Norma Medina, referente della Caritas della diocesi di San Cristóbal de las Casas: “Lo scorso fine settimana, con il parroco di San Juan del Bosque, padre Helder, mi sono recata a Chavajebal, e poi ancora alla domenica. Abbiamo trovato un cadavere mutilato e mangiato dai maiali, anziani abbandonati in mezzo al bosco, un uomo che non mangiava da cinque giorni, una donna di 110 anni sola e abbandonata, che abbiamo portato nella casa parrocchiale, vari animali morti. Abbiamo trovato 400 ‘desplazados’ nel villaggio di Terra Caliente. Ho fatto appello alle parrocchie, perché servono alimenti e medicinali”. Lunedì il Coordinamento delle persone “desplazadas” ha emesso un comunicato nel quale rivolgono un duro atto d’accusa al governatore Manuel Velasco: “Hanno violentato le nostre donne, distrutto le nostre umili case, fatto razzia delle nostre coltivazioni, ucciso i nostri animali. E ora i cani della Polizia ci aggrediscono e si tolgono le poche cose che siamo riusciti a portare con noi nella fuga”.

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