Alcune persone si sono rifugiate a El Bosque, altre si trovano disperse tra le montagne, in situazione di grave deprivazione e a rischio di denutrizione. In varie occasioni le organizzazioni sociali e umanitarie del territorio hanno denunciato i fatti violenti e la mancanza di risposte sia sul piano degli aiuti umanitari, sia sul piano delle indagini e delle messa in sicurezza da parte del Governo del Chiapas. Sabato scorso, a Tuxtla Gutiérrez, la manifestazione della carovana è stata violentemente repressa, con uso di gas lacrimogeni anche verso donne e bambini.
Dichiara al Sir Norma Medina, referente della Caritas della diocesi di San Cristóbal de las Casas: “Lo scorso fine settimana, con il parroco di San Juan del Bosque, padre Helder, mi sono recata a Chavajebal, e poi ancora alla domenica. Abbiamo trovato un cadavere mutilato e mangiato dai maiali, anziani abbandonati in mezzo al bosco, un uomo che non mangiava da cinque giorni, una donna di 110 anni sola e abbandonata, che abbiamo portato nella casa parrocchiale, vari animali morti. Abbiamo trovato 400 ‘desplazados’ nel villaggio di Terra Caliente. Ho fatto appello alle parrocchie, perché servono alimenti e medicinali”. Lunedì il Coordinamento delle persone “desplazadas” ha emesso un comunicato nel quale rivolgono un duro atto d’accusa al governatore Manuel Velasco: “Hanno violentato le nostre donne, distrutto le nostre umili case, fatto razzia delle nostre coltivazioni, ucciso i nostri animali. E ora i cani della Polizia ci aggrediscono e si tolgono le poche cose che siamo riusciti a portare con noi nella fuga”.