L’Unione europea non farà sconti al Regno Unito in vista del “divorzio”, fissato al prossimo 29 marzo. Ma al contempo i 27 cercheranno di stabilire un partenariato futuro “per un reciproco vantaggio” e “un’amicizia duratura”. Michel Barnier, capo negoziatore Ue per il Brexit, appare più rilassato rispetto ai mesi scorsi. Domenica 25 novembre i capi di Stato e di governo di tutti i Paesi membri dell’Unione hanno apposto la loro firma alla bozza di accordo per un “recesso ordinato” e alla dichiarazione politica per le future relazioni tra le due sponde della Manica. I Ventisette sono stati “uniti e concordi” e hanno apprezzato il lavoro svolto dallo stesso Barnier. Che dice: “ora si tratta di passare alle ratifiche da parte del parlamento britannico e di quello europeo”, per poi “rispettare gli impegni reciprocamente assunti”.
Limitare i danni. “Questo è l’unico, solo e miglior accordo possibile”. Barnier scandisce le parole. Non tralascia di ricordare che si tratta “di un momento triste, importante e grave”. Poi si sofferma sui principali contenuti dell’accordo di recesso: diritti dei cittadini e libera circolazione, rapporti fra le due Irlande, salvaguardia del mercato unico e rapporti economici con il Regno Unito, impegni finanziari di Londra verso l’Ue (40 miliardi da saldare).“L’Ue non ha voluto il Brexit. Rispettiamo il voto democratico e sovrano dei cittadini inglesi e ora cerchiamo di limitare i danni per entrambe le parti e prepariamo una futura partnership vantaggiosa per le due parti”che riguarderà gli Stati Ue e un Paese terzo. L’isola britannica sarà assimilata – c’è chi si diletta a fare esempi – al Madagascar, alle Filippine o all’Uruguay.
Una “uscita ordinata”. Particolarmente complesse le questioni – che l’Ue vuole normare, mantenendo strette collaborazioni con il Regno Unito – riguardanti scambi commerciali, mobilità, difesa, lotta al terrorismo, ricerca, università, appalti pubblici, digitale e, persino, politica estera. “Abbiamo fatto ordine e posto le basi per una uscita ordinata – aggiunge il politico francese – per poi passare a stabilire le relazioni future. Non mancano le preoccupazioni per la salvaguardia dei 4,5 milioni di cittadini europei che vivono in Inghilterra, gli interessi delle imprese e del mondo finanziario, gli agricoltori”.
Ripensare le regole dopo 45 anni di presenza del Regno nella casa comune europea non sarà semplice.
Ma Barnier è “ottimista”, anche rispetto alla ratifica di Westminster. “Non siamo mai stati aggressivi nel corso dei negoziati né abbiamo mai avuto sentimenti di rivalsa – dice Barnier – per rispetto a un grande Paese, nostro amico e alleato in futuro”.
“Un fallimento per tutti”. Ma a Bruxelles le voci non sono tutte concordi. Guy Verhofstadt, liberale belga, che ha tenuto i rapporti per conto dell’Euroassemblea durante i negoziati, sottoscrive le parole di Barnier: “questo accordo ha tre elementi positivi. Riduce al minimo le possibili turbative per entrambe le parti, evita di far tornare frontiere e muri tra le due Irlande nel rispetto degli ‘accordi del venerdì santo’ e tutela i cittadini di ambo le parti”.
Verhofstadt sottolinea che in futuro potrà definirsi un Accordo di associazione con Londra, come avviene con altri Paesi del vicinato balcanico.
Poi conclude con amarezza: “resta il fatto che il Brexit è un fallimento per tutti”. Il popolare tedesco Elmar Brok, esperto di politica internazionale, non va per il sottile: “la Gran Bretagna è ora divisa al suo interno. Divisa la politica, divisa la società. Ci saranno danni per tutti, per questo ora occorre definire un partenariato nuovo che salvaguardi il libero scambio e il mercato unico”.
La volontà dei popoli. Di parere differente l’inglese Geoffrey Van Orden, conservatore: “l’Ue è pesantemente entrata nella vita di ogni giorno, invadendo ogni campo, per questo i britannici hanno scelto il Brexit con il referendum. Il progetto europeo è ripudiato dagli stessi cittadini”. Oltremodo duro Nigel Farage, inglese doc, leader indipendentista:
“Quello che è stato firmato dai 27 è un buon accordo. Ma lo è per l’Unione europea, non per noi. Si tratta del peggior accordo possibile per il mio Paese, che diventerebbe così un ostaggio dell’Ue”.
“La premier May si è arresa, ha firmato tutto. Ma state certi: il Parlamento” di Londra “non ratificherà tale accordo”. E, nel corso di un dibattito nell’emiciclo del Parlamento europeo a Bruxelles, l’eurodeputato Gilles Lebreton, francese del partito di Marine Le Pen, sentenzia: “l’Ue deve imparare a rispettare la volontà dei popoli. Viva il popolo britannico, viva il Brexit”.