DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto.

Quante volte anche noi, come il salmista, ci troviamo ad invocare il Signore: «Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza».

E Dio non tarda mai a risponderci, ce lo testimonia la prima lettura, tratta dal libro del profeta Geremia: «Ecco verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra».

Dio si impegna con ciascuno di noi, è il Dio che mai si stanca, fin dalle origini, di desiderare e fare alleanza con l’uomo, affinché l’uomo possa vivere secondo una dimensione di giustizia, pietà, misericordia, cioè a immagine e somiglianza di Dio.

Non sono semplici parole, quelle di Dio, ma una Parola che è fatto concreto, una Parola non data una volta per sempre, cioè non statica, ma una Parola dinamica, che continuamente e ripetutamente ci viene donata!

Una Parola di bene non per un tempo che verrà, che deve arrivare, ma una Parola di bene per «quei giorni», «quel tempo» che sono i giorni e il tempo che scandiscono ogni attimo della nostra esistenza.

Accade, a volte, di non riuscire a leggere nella nostra vita la presenza del Signore. A volte viviamo momenti di buio, in cui non riusciamo a capire quanto ci sta accadendo e a leggere tutto in termini di vita.

E’ un po’ quello che ci dice Gesù stesso nel Vangelo: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra».

E’ quando viviamo un’attesa, per qualunque situazione o esperienza, esclusivamente nei termini di paure, dubbi, incertezze, ansie e non riusciamo a scovare alcuna luce.

E’ quando siamo seduti e ripiegati su noi stessi, incapaci di vedere oltre e altro, vittime di una situazione di morte che ci rende incapaci di vivere, appesantiti da «dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita», stretti da un laccio che non ci permette di respirare.

E’ qui che il Signore viene ad incontrarci e a dirci: «Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». Alzate la testa, sollevate lo sguardo, c’è un Signore che viene, c’è una Parola che ci attende, c’è un germoglio che viene a dirci una possibilità di vita, una possibilità di bene.

«Vegliate in ogni momento pregando…»: ciò che ci viene chiesto non è comportarci da supereroi di fronte a queste esperienze di vita ma di non chiudere mai l’orecchio ad un Dio che è totalmente amore e fedeltà e ad una Parola che, se ci crediamo, se la desideriamo, se vogliamo darle un minino di possibilità, «indica ai peccatori la via giusta, guida i poveri secondo giustizia, insegna ai poveri la sua via». Buon Avvento!

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